Dopo gli ultimi post polemici, ironici e canzonatori ma lontani dalla cronaca, Lebowsky ha bisogno di tornare all’attualità. Scendo di casa, monto in Vespa e me ne vò tranquillo tranquillo verso l’ufficio. Su un muro un nugolo di manifesti attaccati nottetempo. Due nomi campeggiano in alto, Sofri-Priebke; più sotto data, luogo e ora di una specie di raduno; ancora più piccolo, forse per vergogna dovuta, una frase del tipo “per una giustizia uguale per tutti”.
Ma siamo scemi?