Repetita juvant, evidentemente.
Navigando oggi avevo trovato per ben due volte pubblicato il post del 17 agosto. Ne ho provato a cancellare uno, con accesso negato. Provo allora l’altro, idem. Infine, torno alla home page e scopro che entrambi i post erano stati cancellati! Olé! Che adorabili str… questi computer…
Bon, nulla di troppo importante era scritto su quel post, che non conservo e che non ho voglia dunque di replicare sforzandomi di essere quanto più possibile fedele all’originale. In sintesi, facevo riferimento al post pre vacanziero in cui chiedevo un consiglio sulle letture da ombrellone per l’imminente vacanza (anche se non prendo o porto mai un ombrellone o una sdraio in spiaggia, preferendo di gran lunga le spiaggie libere). Mi sembrava infatti giusto dirvi poi quali erano stati i libri letti. Eccoli, di nuovo:
Philip Roth, L’animale morente
Boris Vian, Lo strappacuore
David Leavitt, Il corpo di Jonah Boyd
Samuel Bellow, Herzog
George Simenon, Maigret e il ministro
Consiglio vivamente il primo, che ricorda da lontano e in poche pagine (è un libello) il nostro caro Barney. Un ennesimo mal-educatore per noi maschietti, insomma. Per chi non conosce Vian, prima legga "La schiuma dei giorni", poi non si perda nemmeno questo, che inanella incredibili e surreali invenzioni letterarie e di accadimenti. Deve però piacere la letteratura surrealista francese. Leavitt: scrive bene, buona trama, a tratti molto coinvolgente; la sensazione è però che sia un buon libro e non un libro da tenere sul comodino a lungo. Bellow: a tratti noioso, inizialmente, poi sempre più interessante. Di certo l’idea e le pennellate che descrivono Moses e il suo mondo e le sue fobie, meritano la lettura del libro. Di Simenon nemmeno ve ne sto a parlare, lo adoro.
Mi soffermavo anche sugli italiani in vacanza, ma non ho voglia di dolermi anche oggi per loro.
24 agosto 2005 alle 07:56
il corpo di jonah boyd a me è piaciuto.Leavitt scrive sempre bene. La storia non è niente di che, ma l’ambientazione e l’aria morbosa attorno è al solito resa in modo superlativo.Non trovi?
24 agosto 2005 alle 09:36
Concordo. Ben scritto, qualche sbavatura nella storia, ma l’atmosfera è ciò che ti tiene chino sul libro a leggere.
24 agosto 2005 alle 10:01
ti consiglio anche il nuovo di Hornby, non buttiamoci giù. Perfettamente definiti e distinti traloro i 4 characters, con i propri diversi linguaggi, comportamenti, estrutturazioni “sociali”questo è uno dei lati interessanti, il portare avanti la narrazione con iquattro punti di vista sempre attivi, tutti a mostrare lo stessoavvenimento visto da sguardi diversi e dunque diverse sfaccettature,ma uno sforzo empatico e non di contrasto tra loroche nasce dal particolare frangente in cui si sono conosciuti(sull’orlo, nel senso proprio, del suicidio).e sta ansia della political correctness e del conseguente sarcasmo reattivo, molto inglese, molto “alla” ken loach.notevole proprio la cura del linguaggio, e l’ironia amara ed il sarcasmo. godibilissimo
28 agosto 2005 alle 20:43
Ciao, ti consiglio di leggere anche “Il cuore nero di Paris Trout”, un noir-psicologico ambientato nella Georgia (USA) degli anni cinquanta. Veramente ben scritto e coinvolgente.