Sono salito su un treno alle 6.45 di questa mattina. Gli occhi restano aperti a fatica ed il vagone si riempie man mano; un adesivo troneggia sui vetri: oggi è il primo marzo e non si fuma, né si fumerà più su nessun treno. Saggia decisione a detta di un anomalo fumatore come me.
Mi è capitato per caso e con orrore in passato di dover prenotare un posto in carrozza fumatori, quando nessun altro sedile restava libero sul treno e l’alternativa era non partire. Penso sia un’esperienza che si ricorda e che dimostra come il fumo possa dare a tutti gli effetti una dipendenza: all’entrata si è avvolti da una nuvola di odore acre e persistente, ben avvinghiato alle stoffe e ai sedili; disperati non spengono mai la sigaretta che gli pende dalle labbra; ogni tanto arriva da altre carrozze il fumatore stronzo, quello che prenota altrove ma viene a fumare lì, davanti a te. Risultato: quando scendi a terra hai un alone che ti avvolge e che non ti lascerà fino all’indomani, i tuoi polmoni hanno fumato trenta pacchetti e stare dietro ad un camion in motorino ti sembra al ricordo una passeggiata in alta montagna.
Dunque, per me, la decisione delle Ferrovie è giusta ed arriva anzi in ritardo. Il sottoscritto è anch’esso un appestatore d’aria, dunque il suo intervento non è in linea con crociate salutiste ma con il solo buonsenso. Il sottoscritto fuma sigari, dunque appesta il doppio l’aria che lo circonda e viene additato dagli stessi fumatori tradizionali in ogni locale chiuso in cui tenta di accendere il suo tabacco. Il sottoscritto riesce però a non fumare per una settimana, se non vuole o non può, e lo fa spesso, cosa che i fumatori “seri” non riescono a fare. Il sottoscritto non dice mai “tanto quando voglio smetto”, come fanno tutti i fumatori pur sapendo di non potere affatto ed ingannando se stessi. Se avrò voglia, fumerò prima e dopo, e non in viaggio.