Il Blog di Lebowsky

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K2, la scomparsa di Zavka

Ad agosto avevo scritto della spedizione italiana sul K2 e della scomparsa, triste e misteriosa, di Stefano Zavka, l’alpinista ternano mai rientrato al campo base. Avevo esposto i molti dubbi che avevo sui racconti e sull’episodio, anche facendo riferimento a quanto raccolto da altri alpinisti che conoscono bene il K2.

Oggi trovo che molte domande le hanno poste anche sul sito Montagna.tv. Non si tratta di muovere accuse, ma di capire la verità e di fare in modo che certi errori, a prima vista grossolani, non si ripetano più in future spedizioni.


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K2

A fine luglio, molti team internazionali si sono incontrati sul K2 ed hanno tentato di raggiungerne la cima. E’ una cima difficile e anche stavolta si è confermata purtroppo insidiosa e mortale: oltre ad uno sherpa, è morto Stefano Zavka, alpinista italiano. Don Bowie, della spedizione americana, si è fratturato le gambe nella discesa ed è stato portato in salvo da altri alpinisti, tutti in fuga dalla bufera che si stava scatenando in vetta.

Zavka e Vielmo, sono arrivati in cima troppo tardi, nel pomeriggio, quando tutti gli scalatori stavano ormai rientrando al campo base. Una leggerezza pagata a caro prezzo, soprattutto con previsioni meteo che per certa davano un netto peggioramento delle condizioni climatiche. Oltre a questa imperdonabile leggerezza, la spedizione italiana pare averne accumulate altre.

Perché Zavka ad esempio era l’ultimo a scendere pur non avendo la radio, che era invece portata da Vielmo? E perché questo era passato avanti nel momento in cui sentiva peggiorare le proprie condizioni, senza passare la radio a Zavka? Soprattutto, possibile che nessuno se ne è preoccupato e che solo al campo base si siano accorti della sua mancanza? E perché la famiglia di Zavka ha avuto le prime notizie dalla spedizione americana, mentre quella italiana non rispondeva dal campo base?

Eppure, di tutte queste voci, nessuno si è domandato di più.