Il Blog di Lebowsky

"Tiente largo, ma datte 'n limite" (cit. M. Paolini)

Burocrazia idiota


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La burocrazia idiota: la comunicazione IES annuale

Questa mattina mi è arrivata la mail dell’Agcom sulla Comunicazione IES annuale. Di che si tratta? In pratica chiunque raccolga pubblicità on line, deve compilare un modulo PDF editabile ed inviarlo entro settembre all’Authority, dichiarando volumi, canali, ripartizioni della raccolta pubblicitaria. Chi è tenuto a presentarla? Secondo loro, “tutti i soggetti che operano nel settore dei media“. Siccome sono magnanimi, specificano meglio:

“In particolare, i soggetti obbligati sono gli operatori di rete, i fornitori di servizi di media audiovisivi o radiofonici, i fornitori di servizi interattivi associati e/o di servizi di accesso condizionato, i soggetti esercenti l’attività di radiodiffusione, le imprese concessionarie di pubblicità (ivi compresi i soggetti che esercitano attività di pubblicità on line e pubblicità cinematografica), le agenzie di stampa a carattere nazionale (ivi compresi i soggetti i cui notiziari siano distribuiti in abbonamento, a titolo oneroso, qualunque sia il mezzo di trasmissione utilizzato, ad almeno un editore a carattere nazionale che realizzi un prodotto ai sensi della legge n. 62 del 2001), gli editori, anche in formato elettronico, di giornali quotidiani, periodici o riviste, altre pubblicazioni periodiche ed annuaristiche e altri prodotti editoriali (art. 2, co. 1, della delibera n. 397/13/CONS).
Quindi, anche quest’anno, tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, raccolgono pubblicità on line sono tenuti alla comunicazione annuale alla IES.”

Se non si vuole andare a cavillare sui termini, tocca praticamente a tutti. Con un’eccezione che non è tale:

Sono esentati dall’obbligo dell’invio della comunicazione i soggetti che, nell’anno di riferimento, abbiano realizzato ricavi totali […] pari a zero euro.

Gestite due piccoli clienti che investono su Google AdWords e Facebook Ads diecimila euro l’anno? Dovete fare la dichiarazione. Ne gestite duecentomila per un solo cliente, sempre su Google AdWords? Dovete farla. Non avete una contabilità predisposta, con voci di ricavo/spesa verticali e che vi consentono di estrarre dal gestionale queste informazioni in un colpo solo? Bene, andatevi a riprendere tutte le fatture attive e passive dell’anno ed iniziate a fare di conto.

Eppure lo Stato ha già tutte queste fatture, ma soprattutto chiede già alle grandi concessionarie, che lo fanno di mestiere, quanto raccolgono, come, da chi. Perché deve viziosamente e con sadismo, far perdere tempo prezioso a piccole e medie agenzie, che offrono solo servizi di consulenza e che in qualche caso fanno intermediazione tra clienti finali e concessionarie/editori? Trovo questa dichiarazione così allargata, una pura idiozia in termini. Inutile ai fini del controllo e noiosa per chi ogni giorno lavora e produce in uno Stato che tenta con incredibile costanza di demotivarti e spingerti ad abbandonare la sfida.

Lo scorso anno, dopo averla compilata e inviata, fui pure richiamato per errore in quanto l’agenzia non risultava aver rispettato i termini ed inviato la dichiarazione. Santa PEC, dimostrai che era stata inviata ed era stata inviata nei termini. Con queste sviste macroscopiche, che fiducia debbo avere che i dati raccolti avranno un seguito e un beneficio per tutti noi?

Se vogliamo uscire dalla crisi, credo dovremmo essere estremamente concreti e togliere a chi ha ancora il coraggio di fare impresa, molti di questi inutili adempimenti. Siano richiesti a chi ha struttura e mezzi per garantire un flusso dati anche continuo, ma non alle piccole agenzie.


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Rientrare in Italia

Non c’è niente da fare. Ogni volta che parti per un viaggio  in nord Europa, breve o lungo che sia, rischi di tornare e di renderti conto con maggiore lucidità di cosa ci distingue da quei Paesi. Di base, la differenza è il senso civico e di rispetto del prossimo, che si manifesta in piccoli accadimenti quotidiani. Non sono esenti da problemi, ma su questo punto, ci battono a mani giunte. Senza dilungarmi in analisi inutili e deprimenti, scrivo solo che sono stato pochi giorni fa a Copenaghen, città deliziosa, a misura di biciclette e persone, e che magari racconterò in un prossimo post. Al rientro su Fiumicino, tre cose in fila mi hanno fatto pensare.

Primo: il passeggino al contrario di altri aeroporti non viene consegnato assieme ai bagagli, ma lo trovi abbandonato in terra alla consegna bagagli fuori misura. Chiaramente, nessuno te lo dice e non è scritto da nessuna parta. Se viaggiate con i figli, tenetelo a mente. E sappiate che, al contrario di altri aeroporti, il bagaglio non attende te ma sei tu a dover attendere almeno 30 minuti il bagaglio.

Secondo: recuperata l’auto al lunga sosta, vedo che un ragazzo aitante accompagnato dalla fidanzata, amante o amica, parcheggia sulle strisce per disabili, poi prende i trolley e si incammina come nulla fosse verso la fermata della navetta. Ingenuamente, andando nella stessa direzione, gli faccio notare la cosa pensando non si fosse avveduto dell’errore. La risposta fa intendere che se ne era accorto eccome. Il dialogo viene chiuso con un signorile “fatti i cazzi tuoi” ed un mio invito a godersi le vacanze, perché al rientro avrebbe trovato una sorpresa. Ed infatti sono andato al posto di controllo, ho segnalato targa e posizione ed ho richiesto la rimozione dell’auto.

Terzo: sulla Roma-Fiumicino, traffico intenso e fila. Per quale motivo però la fila deve tramutarsi in una battaglia a sportellate? Perché se non hai la precedenza, devi comunque cercare di infilarti in modo aggressivo e prepotente davanti alla mia auto? Perché non rispetti segnali, precedenze, immissioni e comunque hai la protervia di pensare che hai ragione tu?

Ecco tre piccoli esempi. Se me la prendo ancora oggi, a 42 anni quasi suonati, è perché non mi arrendo a questa deriva.


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Storie italiane

Brutte. Molto brutte. Ancora a leggere che il sindaco di un piccolo paese del casertano è stato preso, legato nella sua auto e dato alle fiamme. Proprio lì lo Stato dovrebbe ora far sentire più forte la sua voce, continuare in quelle azioni che hanno evidentemente dato fastidio a qualcuno, essere intransigente: far capire cioè che uccidere una persona non è una soluzione e che gli interessi di qualche clan saranno sempre e solo penalizzati da simili azioni.

Update: ogni giornale ha la sua storia, ogni tg le sue parole… ora non si capisce chi possa essere stato ed anzi vengono escluse organizzazioni criminali tra i sospettati. Si arriverà alla verità?


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Semplificazione PA

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 19 febbraio 2007, il Decreto Interministeriale del 21 gennaio 2008 concernente le dimissioni volontarie… in questi giorni si è parlato di Attalì, di Bassanini, di semplificazione nella Pubblica Amministrazione. Beh, sappiate che se da marzo prossimo presentate le dimissioni volontarie al vostro datore di lavoro su carta semplice, queste non saranno valide. Saranno anzi nulle.

Sì, perché da quel momento per licenziarsi occorrerà compilare un modulo che conterrà una sfilza di informazioni manco troppo semplici da rintracciare ed alcune delle quali saranno da richiedere, immagino all’azienda da cui si vuol fuggire. Niente più botte da matti e dimissioni sbattute sulla scrivania del capo.

Immagino serva tale variante a tutelare il lavoratore da finte dimissioni volontarie, quelle per cui non si ha scelta e che anzi sono imposte dall’azienda stessa… epperò qui la burocrazia invece di sfaldarsi come neve al sole, permea e soffoca ogni giorno di più la nostra vita.


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Crisi politica e non

A me vedere Silvio Muccino (ormai – sob – attore, scrittore, regista e sempre fratello-di) ospite al Tg1 di ieri sera, camicia bianca ben aperta, giacca nera e capello accuratamente scapigliato, fa effetto. Fa venire in mente che la crisi italiana non è solo politica. Pare più una crisi di contenuti, trasversali. Poi non voglio farla tragica, dunque la finisco qui… epperò Silvio Muccino ospite al Tg1!


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Il Paese di Pulcinella

C’è poco da fare. Inutile lo champagne in Parlamento. Inutili gli sputi.
La notizia che a Governo caduto tutti si agitino per mettere in discussione l’accordo di trattativa riservata tra Alitalia e Aifrance, già decisa e siglata, dà la misura della nostra italietta fino in fondo. Altro che serietà. Altro che valore della parola data. Molto affidabili come sempre. Sob.


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Crisi di governo

“Finalmente i due protagonisti della crisi Kenyana hanno incominciato a parlarsi. Il presidente Mwai Kibaki e il leader dell’ opposizione Raila Odinga si sono incontrati ieri pomeriggio con la mediazione di Kofi Annan. Ieri sera li abbiamo visti in televisione, circondati dalle loro due corti, tutti giulivamente sorridenti e stupidamente dimentichi che per giorni hanno incitato la gente ad ammazzarsi. Inebriati dal potere. Le speranze di una soluzione veloce della crisi restano minime, ma e’ un passo avanti. E resta deprimente il fatto che il futuro della gente del Kenya dipenda da questi personaggi.
(dal blog di padre Kizito)

Ora, leggete quello che abbiamo visto anche in Italia in questi giorni e ieri in tv e ditemi se la frase in grassetto non calzi anche qui, da noi.


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L'Italia è una Repubblica fondata sullo sciopero

L’istituto dello sciopero è un istituto democratico, da difendere. Difendere il suo uso distorto o motivazioni indifendibili è più difficile e rischia di mandare a carte quarantotto l’intero istituto. Per cui occorre buon senso nel suo utilizzo e nella sua invocazione.

Non ci si può opporre all’inserimento di cinquecento licenze taxi a Roma, che sono necessarie e anche insufficienti. Soprattutto non si può usare violenza in questo modo al resto della cittadinanza: un blocco del servizio lo rende inservibile ed è ben accetto, un blocco stradale è pura violenza perché nega a tutti la libertà di circolare.

Nel caso dei Tir, siamo addirittura al blocco non solo del servizio ma di punti nevralgici di un’intera nazione. Siamo poi alla violenza pura, perché viene imposto il blocco anche ai colleghi che vogliono lavorare (cosa inaccettabile) o agli automobilisti che vogliono in ogni caso muoversi, come è loro diritto, per lavoro o per fatti propri.

Ora una provocazione: ma l’esercito per liberare le strade? O una provocazione minore ma secondo me plausibile e semplice come l’uovo di Colombo: le multe. Se io mi fermassi prima di un casello impedendo il passaggio di altre auto, sarei multato pesantemente. Non sono un esperto ma credo verrebbero addotti motivi come interruzione di pubblico servizio, divieto di fermata o sosta, intralcio al traffico, ecc ecc.

Ecco, la stradale passi mattina e sera e multi tutti i Tir bloccati. Credo che dopo 500/1000 euro a testa, qualcuno rimuoverebbe il proprio Tir.

Update: questa cosa non l’ho letta da nessuna parte, ma va da sé che una crisi di questo tipo dice ancora una volta, ce ne fosse bisogno, che il trasporto su gomma in Italia ha quote di mercato altissime. Questo con buona pace dell’ambiente, dei costi, del traffico.