Il Blog di Lebowsky

"Tiente largo, ma datte 'n limite" (cit. M. Paolini)


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Derive e violenze

Ho deciso di non esprimermi ancora su Eluana e Beppino Englaro. Lo fanno tutti, sui giornali, alla radio, in tv. Quasi tutti senza alcun rispetto per il dolore di chi è coinvolto nella vicenda, senza rispetto per la sentenza dei magistrati, senza rispetto per le posizioni di garanzia del Presidente della Repubblica, senza dubbi su cosa sia giusto o sbagliato (cosa questa ancor più terribile). Su questi argomenti, considero il dubbio l’unica possibilità di interrogarsi a fondo senza moralismi, idealismi, strumentalità o parzialità.

Per questo ho apprezzato molto la posizione di Gianfranco Fini. Per questo non apprezzo affatto quella del ministro Sacconi (e non vi racconto i cinque minuti di trasmissione di Radio Maria che mi è capitato di ascoltare in auto, ripetizione continua di come siano loro la parte migliore del Paese, asserzione già questa azzardata, che non lascia spazio ai dubbi o alle discussioni).

Oggi mi ritrovo e non è la prima volta, d’accordo con un accorato quanto razionale articolo di Stefano Rodotà, che potete leggere qui. In sintesi, i punti salienti:

  • il decreto fa saltare ogni impianto costituzionale di divisione dei poteri, per cui la politica può affossare sentenze passate in giudicato, così, a muzzo;
  • il Governo perpetua il conflitto istituzionale con il Quirinale, che si era espresso inequivocabilmente come contrario al decreto d’urgenza;
  • invece di pensare ad una legge organica e liberale, si fa violenza al singolo, modellando il decreto su un caso specifico, ma anche ai propri Ministri (che se dissenzienti si sarebbero dovuti dimettere) e al Parlamento in generale (non prevedendo il decreto d’urgenza possibilità di ampia discussione in aula);
  • il concetto di laicità dello Stato, fondamentale e riconosciuto costituzionalmente, viene messo in discussione ancora una volta (e si confonde laicismo con laicità per alimentare la bagarre).

Da leggere.


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Un sano tintinnar di Manette

La denuncia nei confronti di Sacconi, ministro del Welfare e come tale anche della Salute, è sacrosanta. La sua quantomai puntuale dichiarazione (= minaccia) indirizzata alla clinica Città di Udine il giorno in cui un’ambulanza doveva andare a prelevare Eluana Englaro per trasferirla nella struttura in cui avrebbe fatto pace con la sua volontà, ha il sapore dell’intimidazione mafiosa. “Se lo fate, io taglio i fondi del SSN e vi faccio chiudere” (traduzione brutale). In un Paese normale, una simile posizione, una simile violenza, non sarebbe tollerata. Io non la tollero. E trovo penoso cotanto coraggio da parte di chi è in salute, tanto da stimolare la curiosità di vedere questi impavidi cavalieri annegati nella sofferenza… orsù, ora dimostrate il vostro coraggio e la vostra volontà di vivere oltre la vita.


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Testamento biologico del Pd

La legge sul testamento biologico non vede la luce, ancora, ma il testamento biologico del Pd è stato appena presentato l’altro giorno in aula, quando il partito si è astenuto sulla questione Eluana Englaro. Poi cercano di cincischiare su questioni formali, sul conflitto di attribuzioni eccetera, ma le esternazione della truppa teodem in seno al Pd, tronfie di soddisfazione e di imbecillità, fa capire come ancora una volta abbiamo un partito debole e non capace di essere laico fino in fondo.

Gran senso di schifo e pentimento per il voto espresso all’ultima tornata elettorale…

PS: Buttiglione: “Eluana potrebbe anche svegliarsi, così, da un momento all’altro”. A giudicare Buttiglione, che ad oggi non si è mai ancora svegliato del tutto, non capisco il motivo di tale convinzione.


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Parlare di testamento biologico in tv

Ieri sera ero in casa, tranquillamente seduto sul divano, tra la cena e il caricamento della pipa (una nuova Parker of London di cui sono molto contento). Accendo la televisione e mi imbatto, ma non è una rarità, in Otto e mezzo su La7. Argomento del giorno, il testamento biologico, l’eutanasia, la buona morte (o vita). Ospiti, oltre a Ferrara e Armeni, Ignazio Marino, Mina Welby, Mario Melazzini, Matilde Leonardi.

Non è la prima volta che se ne parli nella trasmissione, ma anche stavolta sono rimasto per la qualità e levatura del dibattito. Queste pillole andrebbero salvate e messe in teca, per non affogarle nella mediocrità della nostra tv quotidiana. Dimostrano che si può parlare con intelligenza e moderazione di problemi anche etici, con cognizione di causa anche scientifico-medica, con volontà di convincere sulle proprie idee gli altri senza insultarli o soverchiarli col solo tono della voce.

Chapeau.


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Un Paese che cade dal pero

Siamo un Paese ben strano, capace di infuocarsi su singoli casi e mai capace di trovare soluzioni generali e risolutive.

E’ stato così per l’indulto, di cui ancora si discute con fuorvianti statistiche o titoli di giornali sensazionalistici: l’indulto è un provvedimento spot, teso a risolvere un problema contingente ovvero il sovraffollamento delle carceri, ma che non incide sulle linee di tendenza del fenomeno più generale. Serve e serviva solo a guadagnare tempo per una riforma capace di evitare il problema alla fonte, diminuendo il flusso in ingresso e trovando misure alternative alla carcerazione. Chiaramente, nessuna riforma è stata varata, anzi, nemmeno se ne parla più e non è più individuato come problema. Tra dieci anni o forse anche meno, ci troveremo forse ancora a parlare di indulto…

E’ così con il testamento biologico e con la buona morte. Il caso Welby ha fatto sensazione, ha fatto discutere, ha generato un profondo dibattito. Di una legge che metta chiarezza nella materia, però, nessuna traccia. Così, il padre di Eluana Englaro, oggi, assisterà ad una seduta della Cassazione sul destino di sua figlia, da 18 anni in stato vegetativo. Spero di no, ma ho molta paura che si vivrà l’ennesimo nulla di fatto. Mi chiedo anche se sia corretto che un potere dello Stato debba ogni volta sostituirsi, nel bene e nel male, ad un altro preposto invece a indicare la strada mediante la promulgazione di leggi ad hoc. In questo senso, il lavoro di alcune associazioni come quella intitolata a Luca Coscioni o A Buon Diritto, guidata da Luigi Manconi, fanno un lavoro molto importante, rintuzzando continuamente la nostra memoria fallace.


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Per passare una serata in allegria

Stasera presso la Casa delle Letterature, in Piazza dell’Orologio 3 a Roma, avrà luogo la presentazione del libro “Il dolore e la politica” di Manconi-Boraschi. Sarà l’occasione per discutere di libertà di cura e diritti del malato, soprattutto dopo il “caso Welby”. Se qualche blogger volesse esserci, mi troverà (forse anche in buona compagnia, vero Rudy?).

Update: la presentazione del volume è stata molto interessante ed hanno preso parola Luigi Manconi ed Andrea Boraschi, gli autori del libro, Anna Maria Coscioni, Mario Riccio e Giuliano Giubilei (RaiTre) come moderatore. Il parterre era più esteso, ma la cosa interessante è che il dibattito non si è speso sul libro, sulla sua promozione, quanto sulla promozione del disegno di legge sul Testamento biologico e la libertà di cura, che andrebbe a colmare un vuoto legislativo (in parte, perché la legge in qualche modo oggi garantirebbe certi diritti, se fosse letta senza pressioni politiche o di dottrina). Spero qualche lettore romano abbia profittato della mia segnalazione. In caso contrario, una letta al libro la consiglio, perché è un compendio con interventi autorevoli sul problema, affrontato in modo completo e serio.