Il Blog di Lebowsky

"Tiente largo, ma datte 'n limite" (cit. M. Paolini)


Lascia un commento

Le trivelle di Mr. Bean

Il nostro Paese ci regala sempre qualche delusione. Annunciata, ma che rimane tale. Di più: il dibattito che ne segue e le posizioni che si alternano, rendono fastidiosa oltre ogni limite la delusione dell’ultimo minuto.

Il referendum che è stato chiamato con grande banalizzazione, anti-trivelle o stop-trivelle, era un referendum tutt’altro che rivoluzionario! Non proponeva alcun intervento retroattivo, non metteva in discussione alcuna concessione già ottenuta. Semplicemente, come anche razionalità suggerirebbe, diceva che alla scadenza della concessione, non si poteva continuare a estrarre gas o petrolio dal fondo marino (entro le 12 miglia) all’infinito.

Certo, prevedeva l’impossibilità di rinnovare tali concessioni, ma visti i dati sullo stato di salute di alcune zone marine accanto alle oltre 80 (!) piattaforme presenti nel nostro mare, era un obiettivo secondo me condivisibile per chi ama la natura e vuole trasferirla ai propri figli se non integra, decente.

Ebbene, come sempre, più che informazione si è fatta disinformazione interessata e prezzolata, in un Paese dove Eni&co hanno poteri amplissimi e in qualche caso, ambigui. Tanto che anche Matteo Renzi, Presidente del Consiglio in carica, ha non solo avallato la scelta di una votazione autonoma e separata del referendum dalle amministrative, su cui si poteva disquisire o meno ma poteva essere una scelta legittima (se ce la fai, cammina con le tue gambe), ma è stato rappresentante sfacciato del No.

Qui, trovo un cortocircuito istituzionale insopportabile. Ritengo abbia sbagliato e in modo grave. Un Presidente del Consiglio che si rispetti, secondo me, non può incitare al non voto laddove il voto, qualsiasi sia, è lo strumento principe di una democrazia.

Il culmine si è avuto poi ieri sera, con una conferenza stampa giuliva che ha del ridicolo. Si è premurato di farci sapere che era felice dell’astensionismo in qualche modo. Soprattutto, con una motivazione che meriterebbe un fact checking reale: il mantenimento dei posti di lavoro.

Signori miei, sono una manciata di posti e non erano in discussione fino al termine delle concessioni. Se vogliamo trovare mala-informazione, partiamo dal nostro Mr.Bean semmai, portavoce dell’industria estrattiva più che arbitro imparziale delle scelte e delle volontà dei cittadini.

La cosa che più amareggia (tolta la Basilicata, splendida eccezione di questa domenica!) è l’indifferenza dei singoli. Se la trivella non è dentro il loro giardino, se ne fregano. Come sempre. Viviamo in un Paese dove gli interessi privati sono sempre maggiori di quelli pubblici e comuni. Ed è questa la vera tristezza, perché da assai poca fiducia sul futuro nostro e dei nostri figli.


Lascia un commento

Economia

Uno apre il proprio gestionale da libero professionista la mattina e si vede questo:

Pressione fiscale di un libero professionista

Finché non caleranno vorticosamente queste cifre, la vedo dura essere ottimisti sul futuro, sulla ripresa economica, sui consumi, sull’Italia, sulla lotta all’evasione, ecc.

Porc#@*§ç!!!!!

Burocrazia idiota


1 Commento

La burocrazia idiota: la comunicazione IES annuale

Questa mattina mi è arrivata la mail dell’Agcom sulla Comunicazione IES annuale. Di che si tratta? In pratica chiunque raccolga pubblicità on line, deve compilare un modulo PDF editabile ed inviarlo entro settembre all’Authority, dichiarando volumi, canali, ripartizioni della raccolta pubblicitaria. Chi è tenuto a presentarla? Secondo loro, “tutti i soggetti che operano nel settore dei media“. Siccome sono magnanimi, specificano meglio:

“In particolare, i soggetti obbligati sono gli operatori di rete, i fornitori di servizi di media audiovisivi o radiofonici, i fornitori di servizi interattivi associati e/o di servizi di accesso condizionato, i soggetti esercenti l’attività di radiodiffusione, le imprese concessionarie di pubblicità (ivi compresi i soggetti che esercitano attività di pubblicità on line e pubblicità cinematografica), le agenzie di stampa a carattere nazionale (ivi compresi i soggetti i cui notiziari siano distribuiti in abbonamento, a titolo oneroso, qualunque sia il mezzo di trasmissione utilizzato, ad almeno un editore a carattere nazionale che realizzi un prodotto ai sensi della legge n. 62 del 2001), gli editori, anche in formato elettronico, di giornali quotidiani, periodici o riviste, altre pubblicazioni periodiche ed annuaristiche e altri prodotti editoriali (art. 2, co. 1, della delibera n. 397/13/CONS).
Quindi, anche quest’anno, tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, raccolgono pubblicità on line sono tenuti alla comunicazione annuale alla IES.”

Se non si vuole andare a cavillare sui termini, tocca praticamente a tutti. Con un’eccezione che non è tale:

Sono esentati dall’obbligo dell’invio della comunicazione i soggetti che, nell’anno di riferimento, abbiano realizzato ricavi totali […] pari a zero euro.

Gestite due piccoli clienti che investono su Google AdWords e Facebook Ads diecimila euro l’anno? Dovete fare la dichiarazione. Ne gestite duecentomila per un solo cliente, sempre su Google AdWords? Dovete farla. Non avete una contabilità predisposta, con voci di ricavo/spesa verticali e che vi consentono di estrarre dal gestionale queste informazioni in un colpo solo? Bene, andatevi a riprendere tutte le fatture attive e passive dell’anno ed iniziate a fare di conto.

Eppure lo Stato ha già tutte queste fatture, ma soprattutto chiede già alle grandi concessionarie, che lo fanno di mestiere, quanto raccolgono, come, da chi. Perché deve viziosamente e con sadismo, far perdere tempo prezioso a piccole e medie agenzie, che offrono solo servizi di consulenza e che in qualche caso fanno intermediazione tra clienti finali e concessionarie/editori? Trovo questa dichiarazione così allargata, una pura idiozia in termini. Inutile ai fini del controllo e noiosa per chi ogni giorno lavora e produce in uno Stato che tenta con incredibile costanza di demotivarti e spingerti ad abbandonare la sfida.

Lo scorso anno, dopo averla compilata e inviata, fui pure richiamato per errore in quanto l’agenzia non risultava aver rispettato i termini ed inviato la dichiarazione. Santa PEC, dimostrai che era stata inviata ed era stata inviata nei termini. Con queste sviste macroscopiche, che fiducia debbo avere che i dati raccolti avranno un seguito e un beneficio per tutti noi?

Se vogliamo uscire dalla crisi, credo dovremmo essere estremamente concreti e togliere a chi ha ancora il coraggio di fare impresa, molti di questi inutili adempimenti. Siano richiesti a chi ha struttura e mezzi per garantire un flusso dati anche continuo, ma non alle piccole agenzie.


Lascia un commento

Rientrare in Italia

Non c’è niente da fare. Ogni volta che parti per un viaggio  in nord Europa, breve o lungo che sia, rischi di tornare e di renderti conto con maggiore lucidità di cosa ci distingue da quei Paesi. Di base, la differenza è il senso civico e di rispetto del prossimo, che si manifesta in piccoli accadimenti quotidiani. Non sono esenti da problemi, ma su questo punto, ci battono a mani giunte. Senza dilungarmi in analisi inutili e deprimenti, scrivo solo che sono stato pochi giorni fa a Copenaghen, città deliziosa, a misura di biciclette e persone, e che magari racconterò in un prossimo post. Al rientro su Fiumicino, tre cose in fila mi hanno fatto pensare.

Primo: il passeggino al contrario di altri aeroporti non viene consegnato assieme ai bagagli, ma lo trovi abbandonato in terra alla consegna bagagli fuori misura. Chiaramente, nessuno te lo dice e non è scritto da nessuna parta. Se viaggiate con i figli, tenetelo a mente. E sappiate che, al contrario di altri aeroporti, il bagaglio non attende te ma sei tu a dover attendere almeno 30 minuti il bagaglio.

Secondo: recuperata l’auto al lunga sosta, vedo che un ragazzo aitante accompagnato dalla fidanzata, amante o amica, parcheggia sulle strisce per disabili, poi prende i trolley e si incammina come nulla fosse verso la fermata della navetta. Ingenuamente, andando nella stessa direzione, gli faccio notare la cosa pensando non si fosse avveduto dell’errore. La risposta fa intendere che se ne era accorto eccome. Il dialogo viene chiuso con un signorile “fatti i cazzi tuoi” ed un mio invito a godersi le vacanze, perché al rientro avrebbe trovato una sorpresa. Ed infatti sono andato al posto di controllo, ho segnalato targa e posizione ed ho richiesto la rimozione dell’auto.

Terzo: sulla Roma-Fiumicino, traffico intenso e fila. Per quale motivo però la fila deve tramutarsi in una battaglia a sportellate? Perché se non hai la precedenza, devi comunque cercare di infilarti in modo aggressivo e prepotente davanti alla mia auto? Perché non rispetti segnali, precedenze, immissioni e comunque hai la protervia di pensare che hai ragione tu?

Ecco tre piccoli esempi. Se me la prendo ancora oggi, a 42 anni quasi suonati, è perché non mi arrendo a questa deriva.


2 commenti

Paolini, Haiyan, Monsanto, Sri Lanka

Alcune notizie tra ieri e oggi mi girano in testa. In ordine sparso, dunque in dis-ordine:

Gabriele Paolini è stato arrestato con l’accusa di prostituzione minorile o per commercio di materiale pedopornografico (ogni giornale riporta la sua). L’ho sempre trovato insopportabile, immeritevole di attenzione e inutile come buona parte della nostra informazione. Eppure mi trovo molto più vicino all’articolo che ne ha scritto il suo amico Christian Raimo qui, che ai commenti che l’articolo stesso ha generato. Non perché semmai non siano gravi quei reati, ci mancherebbe, ma perché sino alla condanna definitiva dovrebbe valere la presunzione di innocenza e il ragionevole dubbio. E perché, ribadisco un pensiero già espresso, ho paura della capacità di giudizio senza ponderazione che le persone su Internet dimostrano in genere: simili a folle urlanti e pronte al linciaggio. Ovvero, non migliori delle persone verso cui di norma si scagliano, con l’aggravante della codardia, giacché è facile esporsi protetti da uno schermo ed al caldo delle proprie case.

Il tifone Haiyan ha devastato le Filippine. Un tributo di vite altissimo, una disperazione visibile nelle immagini ed un senso di partecipazione e di condivisione della pena che non può non toccare ognuno di noi. Per chi volesse aiutare economicamente i soccorsi, per conoscenza diretta e stima, suggerisco Agire (http://www.agire.it) o Medici Senza Frontiere (http://www.medicisenzafrontiere.it).

Qualche anno fa ho viaggiato in Sri Lanka. Un bel giro quasi fino al limite delle zone controllate dall’esercito, allorché la guerra con le Tigri Tamil era ancora aperta e viva. Un bellissimo viaggio, un bellissimo paese, provato da tensioni storiche provocate dalla maggioranza non Tamil, invero. Per contrastare le rivendicazioni Tamil e le azioni terroristiche dei medesimi, l’esercito è stato armato sempre di più ed ha finito per avere un peso determinante sulla vita politica della nazione. La guerra è finita, ma con stragi belle e buone anche di popolazione innocente e con una politica oggi fortemente guidata dalle forze armate. Censura (giornalisti minacciati, uccisi, costretti alla fuga per salvarsi), controllo della comunità Tamil limitandone la coesione e l’identità, rifiuto di ogni ammissione di colpa su quanto accaduto. Tutto esce allo scoperto con la prossima riunione del Commonwealth. Una buona analisi, sintetica ma completa, sul Post. Io ne avevo scritto qui e qui.

Colpo di grazia ieri, come sempre, Report. Non sapevo affatto che 3 aziende controllano oltre il 50% della produzione agricola mondiale, grazie a brevetti sulle sementi. Ma non sapevo nemmeno che le sementi si potessero brevettare! Monsanto docet. Guardatevi i filmati sul sito di Report e rabbrividite. Siamo alla follia più totale. Al controllo alimentare globale. Senza certezze sui risultati a lungo termine per la salute umana, sulla gestione delle piantagioni, ecc. Per mio conto, addio Pink Lady e mele marchiate. Non parlateci di Ogm per contrastare la fame nel mondo: questa si contrasta riducendo e contrastando le guerre, i contrasti, le tensioni politiche nel terzo mondo, e ridistribuendo la ricchezza con etica (non in modo demagogico, ma nemmeno continuando a sfruttare letteralmente i più deboli).


Lascia un commento

Antonio Morelli reloaded

A 71 anni, con una condanna per corruzione sulle spalle definitiva, un’indagine non ancora conclusa per truffa, altre grane sparse qua e là di cui ho già raccontato (cliccate sul tag a suo nome per leggere gli altri articoli), Antonino Morelli, ordinario dell’Università di Perugia e primario del reparto di gastroenterologia dell’ospedale di Perugia, rischia di restare in sella per altri due anni dopo la sospensione accolta dal Tar. Come direbbe Moretti, continuiamo così: continuiamo a farci del male…

In Umbria se ne parla poco, le notizie si tende a sotterrarle perché alcuni poteri sono forti e occulti (manco troppo, invero), ma per fortuna Carmine Gazzanni non molla la presa e continua a scriverne, unica voce o quasi fuori dal coro. Esce oggi un altro suo articolo: http://www.lanotiziagiornale.it/immune-pure-alle-condanne-il-primario-resta-in-cattedra/ 

Riporto alcuni stralci significativi:

[…] Come accaduto per il professore della Sapienza Nicola Siciliani De Cumis (vedi La Notizia del 28 ottobre), anche a Perugia infatti il Tar ha accolto il ricorso del professore contro il suo pensionamento presentato dall’ateneo. Risultato: provvedimento congelato. Morelli resterà stabile sulla sua poltrona per altri due anni. Alla faccia dei tanti giovani professori e dottori in attesa che si liberi un posto. […]

[…] condanna in via definitiva per corruzione: aveva chiesto a un paziente il pagamento di un referto benché ci si trovasse in una struttura ospedaliera pubblica. Da qui, indagini e relativa condanna a 2 mesi di reclusione. Il lupo, però, perde il pelo ma non il vizio. Eccolo allora oggi sotto processo per truffa: la vicenda, ricostruita già da L’Espresso, lo vedrebbe protagonista di un “dirottamento” di pazienti dalla struttura pubblica ad una struttura privata di proprietà della moglie Monia Baldoni.

[…] Come se non bastasse Morelli è riuscito anche a metter su la sua personalissima parentopoli. Sarà semplicemente un caso ma tanto la moglie quanto la figlia Olivia Morelli lavorano nello stesso dipartimento universitario e nello stesso reparto medico di cui Morelli senior è ordinario e primario. La normativa a riguardo prevedrebbe che non possano lavorare nello stesso dipartimento persone legate da rapporti familiari fino al quarto grado di parentela. Fa niente.

[…]  il siluramento, qualche mese fa, del giornalista Rai Alessandro Di Pietro sollevato dal suo contratto per aver parlato troppo bene di una pasta per diabetici, la Aliveris. Ebbene, stando alla visura camerale della società produttrice, i nomi che emergerebbero sarebbero ancora una volta gli stessi: da Monia Baldoni a Carlo Clerici (altro membro dell’equipe medica di Morelli).

[…] È il 13 febbraio scorso quando l’Università di Perugia rifiuta di accogliere la richiesta di Morelli per una sua permanenza all’interno dell’ateneo. A 70 anni suonati – dice in pratica l’ateneo – bisogna andare in pensione per “raggiunti limiti di età”. Tanto che, col decreto del 12 settembre, si stabilisce il collocamento a riposo di Morelli a partire dal primo novembre. Il primario, però, non si è preso d’animo. Ed ecco allora il ricorso al Tar.

E visto che la stampa fa finta di nulla, io vi chiedo di ripubblicare queste notizie, di linkarle e di darle il giusto spazio. Perché il nuovo Rettore dell’Università di Perugia, Franco Moriconi, e il Direttore Generale dell’Ospedale di Perugia, Walter Orlandi, dovrebbero avere il coraggio di agire e forse un aiuto da parte di tutti potrebbe convincerli in tal senso. A meno che non gli sembri normale che un condannato in via definitiva ricopra ruoli così importanti nella PA.


Lascia un commento

Indulto e amnistia reloaded

Su questo blog ho scritto a lungo negli anni scorsi di provvedimenti di clemenza verso i detenuti, che si chiamassero indulto, amnistia o misure alternative.

Potete leggerne a questi link:

E ne mancano almeno altri 4 o 5 che potete trovare usando la funzione Ricerca di questo blog.

Leggerete cosa pensavo allora e cosa penso oggi di questi provvedimenti, del sistema carcerario e di come in Italia il concetto base della pena riabilitativa venga tradito dalle condizioni inumane di detenzione. Dunque, ritengo di non essere sospettabile di giustizialismo e/o demagogia per quello che scriverò oggi.

Oggi sono contrario all’amnistia proposta da Napolitano e di cui si sta discutendo in questi giorni. Sono contrario non senza pena e pietà per chi attende un provvedimento di questo tipo in cella. Sono contrario contro i miei principi. Sono contrario perché un provvedimento di clemenza che mira ad alleggerire la capienza delle strutture carcerarie ha senso nel momento in cui sia il primo passo verso soluzioni definitive al problema, strutturali. Doveva essere così nel 2007, salvo poi sparire da ogni giornale e dalla bocca di ogni politico che si era battuto pro o contro l’indulto. Sarebbe così anche stavolta. Dunque, occorre una presa di coscienza collettiva che dia forza e spinta ad un piano organico e di medio periodo, dove il primo step sia l’amnistia ma contemporaneamente – e con copertura finanziaria e certezza dei tempi – si intervenga su tutto il sistema giustizia.

Su questo mi piacerebbe che Renzi non si limitasse ad una convenienza elettorale o di “rispetto della legalità”, ma si spingesse oltre, primo tra tutti, dicendo come affrontare un problema che tale è e tale resterà senza un progetto degno di questo nome.

 

 


2 commenti

Umbria, Pd, massoneria, scandali

Sono usciti alcuni articoli di Carmine Gazzanni (@CarmineGazzanni) sull’Espresso che indagano su alcuni clamorosi scandali umbri legati all’Università, ai nepotismi, al malcostume molto italiano del potere. E’ ulteriormente scandaloso che i giornali locali non abbiano assolutamente ripreso la notizia. Scandaloso ma comprensibile, visto che i rapporti di lobby e potere in qualche modo li alimentano. Dopo l’arresto della ex governatrice umbra Lorenzetti, coinvolta non solo nella Tav ma anche in una palese raccomandazione in Università, ritengo doveroso allora recuperare almeno in Rete gli articoli e il loro succo.

Partiamo dal primario Antonio Morelli, ormai settantenne, condannato in via definitiva per corruzione nel 2003 ma ad oggi ancora in carica come ordinario all’Università di Medicina e primario di gastroenterologia. Dopo la corruzione, ora è indagato anche per truffa. Nonostante questo e nonostante abbiano trovato posto casualmente  nella medesima struttura sia moglie che figlia, è saldo al suo posto ed anzi, scaduti i termini, ha mosso mari e monti per farsi prorogare di due ulteriori anni il suo mandato. Forse però con uno degli ultimi decreti del Governo, il rischio verrà meno: il costo di proroghe di questo tipo è oggi ingestibile per le Università e per lo Stato, oltre che scandaloso. Dice l’articolo:

“Che la sua carriera sia andata a gonfie vele anche per i rapporti che è riuscito a stringere, sembrerebbe un dato di fatto. A cominciare da quelli col rettore Francesco Bistoni, il quale non l’ha scalzato dalla sua posizione universitaria, nonostante una condanna definitiva per corruzione nel 2003. In quel caso Morelli aveva chiesto a un paziente il pagamento di un referto istologico benché ci si trovasse in una struttura ospedaliera pubblica. Il paziente aveva pagato: subito dopo però si era recato in Procura per presentare un esposto. Da qui, indagini e relativa condanna a 2 mesi di reclusione.

Nonostante questo, Morelli è rimasto al suo posto. Sia nell’azienda ospedaliera, sia nell’ateneo. Dove nel frattempo ha trovato incarichi anche la famiglia. Sarà semplicemente un caso, ma spulciando tra l’equipe medica ospedaliera del primario, compaiono i nomi della moglie di secondo letto, Monia Baldoni, e quello della figlia, Olivia. Le due familiari, come se non bastasse, lavorano pure nel dipartimento universitario diretto da Morelli stesso: ricercatrici entrambe, la figlia dal 1999, la moglie dal 2007.”

Quando si parla di rapporti, a Perugia, di norma viene tirata in ballo non a torto la massoneria, molto forte in città.

Non contento della condanna per corruzione, ha continuato nel suo operato:

“accanto alla condanna definitiva, spunta una nuova tegola per Morelli. Il prossimo 4 luglio ci sarà la prima udienza del processo dove è rinviato a giudizio per truffa a danno dell’Azienda Ospedaliera. Le indagini, durate ben cinque anni e condotte dal pm Giuseppe Petrazzini, sono nate nel 2007 quando vengono presentate alle forze dell’ordine diverse denunce da pazienti che erano stati “dirottati” dalla struttura pubblica all’ambulatorio privato Ars Medica srl, la cui titolare, formalmente, risulterebbe essere tale Gioia Pia. Secondo l’accusa, però, Pia altro non sarebbe che un prestanome, cosa accertata dal pubblico ministero Petrazzini attraverso un fitto lavoro di indagini su conti bancari (la perizia messa agli atti testimonia giri di soldi da oltre 4 milioni di euro) e società private. L’illecito sarebbe dimostrato anche dalla visura camerale dell’ambulatorio: la proprietà dell’azienda privata è infatti riconducibile totalmente alla moglie del professore Monia Baldoni.”

Ma anche il Rettore dell’Università, Bistoni, dovrà alla fine lasciare nonostante i mille tentativi di proroga e ben tre mandati. Dice sempre Gazzanni:

“Risultato? I quattordici anni di Bistoni – che si concluderanno, nel caos più totale, tra poco più di un mese con l’elezione del nuovo rettore – hanno portato l’ateneo umbro ad uno scadimento progressivo della qualità della ricerca e dell’ insegnamento. Almeno questo è quello che sembra andando a leggere l’ultima valutazione dell’Anvur (luglio 2013): l’ateneo umbro si è piazzato 21esimo sui 32 grandi atenei complessivi, con poche punte di eccellenza e ripercussioni negative sui fondi ministeriali (che peraltro, come se non bastasse, verranno congelati visto che l’università perugina sarà l’ultima a recepire la riforma Gelmini). Avremmo voluto parlarne direttamente con Bistoni. Ma “in questo periodo è praticamente impossibile”, ci dicono dal rettorato. Peccato.

E gli studenti? Questi, come indica il crollo delle iscrizioni (meno 30% in 8 anni), stanno ormai scomparendo. Ma i professori, quelli no. Restano. Soprattutto se sei “figlio di”.

E anche qui, Morelli, è rimesso in causa in modo eclatante:

“L’ordinario di gastroenterologia Antonio Morelli, per dirne una, lavora ormai da anni fianco a fianco con la moglie, Monia Baldoni, e con la figlia, Olivia Morelli. Entrambe ricercatrici. Entrambe nello stesso dipartimento di papà e consorte. E come se non bastasse le ritroviamo entrambe anche nell’equipe medica proprio del reparto di gastroenterologia dell’Ospedale di Perugia, il cui primario – indovinate un po’ – è ancora lui, Antonio Morelli. Altra medaglia al merito: come rivelato già da L’Espresso, Morelli, su cui pende già una condanna in via definitiva, è ora rinviato a giudizio per truffa a danno proprio dell’Azienda Ospedaliera. Secondo l’accusa avrebbe “dirottato” pazienti dalla struttura pubblica a quella privata dell’Ars Medica, di proprietà proprio della moglie Monia Baldoni.”

Questi vasi di pandora vanno scoperchiati e con i loro resti, sotterrati coloro i quali hanno fatto del male alla cosa pubblica, coperti da una politica locale forte da decenni di risultati elettorali immutabili, da una massoneria pervasiva e affatto nascosta. Ne va del futuro di tutti noi, dei nostri figli, dei nostri principi.

Sarebbe bello che la stampa locale anche se ne occupasse, invece di ignorare o peggio nascondere.

Sarebbe bello che altri giornali approfittando del caso Lorenzetti, scoperchiassero questa Regione bellissima ma non esente da malgoverno.

E che molti aiutino la diffusione di queste notizie con i social network, a titolo personale. Umbri o meno.


Lascia un commento

Sulle parole di Marchionne

Non pensavo di scriverne, però leggendo ancora oggi critiche e plausi alle parole espresse dall’a.d. Fiat durante la trasmissione “Che tempo che fa”, non mi dispiace dire che gli uni e gli altri sono poco costruttive e troppo facili.

Da una parte la Fiat è stata più volte salvata da aiuti statali, mascherati o meno, dunque dai soldi di tutti noi e dell’Italia intera come sistema. Dunque sputare nel piatto in cui si mangia è poco elegante.

Dall’altra, è vero che il sistema Italia, in particolare su vincoli, burocrazia e costo del lavoro, è quantomai inefficiente. Se penso che lascio almeno il 40% di ciò che guadagno per servizi di cui godranno elusori ed evasori, ci resto mai. Se penso che un dipendente costa ad un’azienda, che investa/assuma/resti, il doppio di ciò che arriva in tasca al dipendente, comprendo perché le aziende sono riluttanti ad acquisire nuova forza lavoro.

Insomma, cogliamo l’occasione per lasciare a casa le ideologie e riconoscere che allo stesso tempo quelle parole sono sbagliate e giuste.