Non c’è niente da fare. Ogni volta che parti per un viaggio in nord Europa, breve o lungo che sia, rischi di tornare e di renderti conto con maggiore lucidità di cosa ci distingue da quei Paesi. Di base, la differenza è il senso civico e di rispetto del prossimo, che si manifesta in piccoli accadimenti quotidiani. Non sono esenti da problemi, ma su questo punto, ci battono a mani giunte. Senza dilungarmi in analisi inutili e deprimenti, scrivo solo che sono stato pochi giorni fa a Copenaghen, città deliziosa, a misura di biciclette e persone, e che magari racconterò in un prossimo post. Al rientro su Fiumicino, tre cose in fila mi hanno fatto pensare.
Primo: il passeggino al contrario di altri aeroporti non viene consegnato assieme ai bagagli, ma lo trovi abbandonato in terra alla consegna bagagli fuori misura. Chiaramente, nessuno te lo dice e non è scritto da nessuna parta. Se viaggiate con i figli, tenetelo a mente. E sappiate che, al contrario di altri aeroporti, il bagaglio non attende te ma sei tu a dover attendere almeno 30 minuti il bagaglio.
Secondo: recuperata l’auto al lunga sosta, vedo che un ragazzo aitante accompagnato dalla fidanzata, amante o amica, parcheggia sulle strisce per disabili, poi prende i trolley e si incammina come nulla fosse verso la fermata della navetta. Ingenuamente, andando nella stessa direzione, gli faccio notare la cosa pensando non si fosse avveduto dell’errore. La risposta fa intendere che se ne era accorto eccome. Il dialogo viene chiuso con un signorile “fatti i cazzi tuoi” ed un mio invito a godersi le vacanze, perché al rientro avrebbe trovato una sorpresa. Ed infatti sono andato al posto di controllo, ho segnalato targa e posizione ed ho richiesto la rimozione dell’auto.
Terzo: sulla Roma-Fiumicino, traffico intenso e fila. Per quale motivo però la fila deve tramutarsi in una battaglia a sportellate? Perché se non hai la precedenza, devi comunque cercare di infilarti in modo aggressivo e prepotente davanti alla mia auto? Perché non rispetti segnali, precedenze, immissioni e comunque hai la protervia di pensare che hai ragione tu?
Ecco tre piccoli esempi. Se me la prendo ancora oggi, a 42 anni quasi suonati, è perché non mi arrendo a questa deriva.