Il Blog di Lebowsky

"Tiente largo, ma datte 'n limite" (cit. M. Paolini)


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Libero cilicio in libero Stato

Ho letto oggi, in ritardo, un articolo a firma Boraschi-Manconi comparso su l’Unità il 13/03 u.s. Anche se ne consiglio la lettura integrale qui, ecco alcuni passaggi interessanti:

[…] Insomma, è pacifico che per noi Paola Binetti può fare, del suo corpo, ciò che meglio crede: libero cilicio in libero stato. […]

[…] Tuttavia, una contraddizione appare stridente: i credenti si appellano a quel principio di sovranità sul proprio corpo per rivendicare un loro diritto e una loro libertà; si appellano a un principio che, fatta salva questa circostanza, combattono ogni giorno in materia di libertà di cura, di maternità consapevole, di politica sulle droghe, di riconoscimento del valore delle scelte sessuali e relazionali della persona. […]

[…] Pure, diamo a quei credenti un modesto consiglio: attenti, se la battaglia (che per alcuni di voi appare proprio una “guerra”) che avete avviato contro molte libertà personali conducesse davvero a un controllo della sfera pubblica sulle libertà individuali, un giorno qualcuno, per una strana eterogenesi dei fini, potrebbe contestarvi l’uso di qualsivoglia ruvida corda di peli di capra, cinta sulla coscia o dove più vi pare. E, allora, dovrete augurarvi che qualche radicale senza Dio, qualche liberale illuminato, qualche sincero democratico corra in vostro aiuto, a difendere la vostra libertà di credenti.


1 Commento

Ce n'est qu'un dèbut (si scrive così?)

Salve, salve… solo due quisquilie:

a) dell’incertezza postmoderna, o dell’opinione pubblica alla pecorina – I sondaggi del lebowsky sono come le primarie della sinistra. Tutti possono votare quante volte gli pare. Anzi, qui è meglio: non c’è bisogno di sborsare un euro. Io ho votato l’opzione 1 (si, leggevo boboblog quando mio nonno non era ancora nato e mi arrapo all’idea di leggerlo ancora) circa una quindicina di volte. Poi mi sono rotto. Comunque un successone.
Mastella, lo scorso week end, si è prodotto in mille travestimenti pur di votarsi quanto più possibile. Io, personalmente, l’ho riconosciuto presso un seggio ai parioli, nascosto sotto una tuta da astronauta.

b) politiche di welfare – Lo stato sociale non c’è più. Al suo posto c’è una roba più fica, l’Europa sociale. Santoro Michele, giornalista epurato, ha trovato presso il parlamento di Bruxelles una forma compensativa e risarcitoria alle sue frustrazioni professionali. E si badi: soldi a parte, si è trattato più di ausilio psicologico che altro, perchè Santoro Michele il suo stipendio dalla Rai non ha mai smesso di prenderlo. Si, ne ha presi due, che c’entra: mica che uno non gli bastasse! Qui parliamo di un uomo ancora giovane, intellettualmente attivo, che soffrirebbe a restarsene a casa a non fare un fico secco… L’Europa accoglie questo tipo umano nel suo parlamento, per tutto il tempo necessario affinchè lui ritrovi la sua strada e possa tornare alla vita di una volta. Da Celentano. Ecco, io voglio una sinistra così: che promuova queste garanzie sociali, che si batta contro l’esclusione e la mortificazione delle intelligenze. Che se un giorno dovessi perdere il mio posto continui a farmi percepire comunque lo stipendio e mi piazzi per un po’, che so, al Csm piuttosto che in qualche assemblea regionale. Che se poi mi offrono la direzione del Corsera o la gestione di una casa di appuntamenti posso licenziarmi al volo e paffete! di nuovo sul mercato, di nuovo sulla cresta dell’onda…

Hasta la victoria! Siempre siempre.

PS: ma della candidatura offerta a Baudo Pippo per la regione Sicilia vogliamo parlarne? No, non vogliamo…


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Bobo's Version

Ricevo e pubblico:

Era una mattina della scorsa settimana e il Bobo se ne stava casalingo causa influenza. Olè. Egli si imbatte per la prima volta nella trasmissione diurna di Costanzo Maurizio. Alla trasmissione partecipano:

a) in collegamento da qualche provincia ligure, giovane donna (anni 20) anoressica, con tentato suicidio alle spalle; nel suo tentativo aveva coinvolto la sua migliore amica, anch’essa anoressica: la quale non aveva fallito e c’era rimasta. La giovane donna della provincia ligure dichiarava di vivere nel rimorso e nel dolore. La chiameremo Pina;

b) in studio (la sua presenza in trasmissione si intuiva essere abituale) una signora tra i 50 e i 60: faccia pulita, piccolina, vestita sobriamente, piglio da laboriosa massaia padana. Ad una prima occhiata la si direbbe cattolica, impegnata in qualche forma di volontariato missionario; una di quelle tipe che le incontri in gita a qualche santuario di qualche madonna sconosciuta, con tanti vecchietti, arzilli quanto lei, che la sera se ne vanno a ballare e alla fine limonano. La signora, mi sembra di intuire, è malata di cancro. La chiameremo Pinuccia.

Costanzo Maurizio sollecita la signora al punto b) ad interloquire con la giovane al punto a).
“Pinuccia, spieghi a Pina che cos’è la vita…”
La Pinuccia non ci pensa un istante e non se lo fa ripetere due volte: “La vita è un alito di vento, è il sorriso di un bambino, una passeggiata al tramonto. La vita sono gli occhi della persona che si ama, un fiore che sboccia al mattino, il primo giorno di primavera… la vita è come un tramonto in riva al mare, è una continua rinascita nell’amore…”

Costanzo Maurizio appare soddisfatto della lezione impartita dalla Pinuccia e la blocca prima che cominci a parlare delle gioie del sesso, della bontà di un Big Mac, di quanto si gode al bagno quando si espunge qualcosa che ingombrava parecchio. E si rivolge a Pina: “Allora, ha capito cos’è la vita?” Pina, in collegamento con lo studio delle meraviglie, piange sconsolata e irrimediabilmente triste. Seguono chiose del dott. Morelli e di Costantino.

Il Bobo percepisce un acuto e improvviso peggioramento dei suoi sintomi influenzali; e pensa che andrebbe istituito il reato di “lesione dell’etica pubblica”. Che prevede pene fino all’ergastolo. ‘azzo, quanto schifo…


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Bobo's Version

Il Bobo, giovedì scorso, torna da Milano e legge Barbarella Palombella, che sul Magazine del Corriere la butta là: “Pseudointellettuali e supersnob fuggono la folla domenicale che si spiaccica sui lettini al sole. Io la cerco. Mi diverto a osservare l’evoluzione umana sulle spiagge, da Rimini a Ostia. Adoro sentire le chiacchiere, le voci, mi appassiona il mercatino interetnico fra la biondona rifatta e l’Omar che vende il tanga brasiliano, mi diverte farmi massaggiare dalle cinesine per 15 euro. Penso che ci sia molto da imparare, dalla gente e dal mondo reale”.

Il Bobo ci riflette assai: “Ah, però! Questa qui è proprio come me… ci piace la gente semplice, stare insieme agli altri, mescolarsi all’uomo comune, fiutare gli umori profondi del paese. Che bello, che bello…” si dice il Bobo. Che poi prende carta e penna e scrive un biglietto:

“Cara Barbarella, stanco di cene in piedi, salotti, aperitivi, gite in barca; stanco di radical-chic e intellettuali da think tank vorrei invitarti, uno di questi week end, a Ladispoli o a Torvajanica. Per noi che amiamo la gente vera potrebbe essere molto bello. Ci sono tanti di quegli africani, carichi come somari, che vendono mercanzie colorate e improbabili, che ti chiamano “fratello”; addirittura alcuni si rivolgono alla femminucce con un meno prosaico “Ah bbella! Che vvoi?”. Forte, no? Poi è pieno di ragazzette di periferia, commesse e estetiste, con nomi tipo Shanty, Deborah e Luana (aggiungerei Suria, ndr); vedessi come contrattano con gli africani!!… divertentissimo. E soprattutto autentico. Di cinesine – che mi sembra di capire sono la tua passione – ce ne sono a iosa: con i loro cappellini di paglia e gli oli essenziali comprati al discount. E ancora: famiglie intere che si portano tavolinetto, sedie e abbacchio per consumare gustosi petit déjeuné sotto l’ombrellone: bambini con la maglietta di Totti che giocano allegri e si sputacchiano l’un l’altro: musica, musica, musica, stereo a volume altissimo e Renato Zero, Tiziano Ferro…; uomini e donne palestrati, uomini e donne cannone… un’umanità varia e sterminata. Caldo, odore di paranza fritta in olio riciclato, creme da sole alla maracuja. Fiat Tipo e fuoristrada con i vetri blu notte. File e file di gente comune, tutti spiaccicati come piace a te. Mi auguro davvero tu voglia accogliere festosa questo mio invito. Piuttosto, fai attenzione se decidi di portare il cane; lì ci sono tanti ragazzi – ma pensa che buffo! – che girano con pitbull, bulldog, rottweiler… non si sa mai. Rimango in attesa e ti omaggio, come sempre, della mia stima e della mia simpatia. Il Bobo.”


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Bobo's Version

Erano tutti riuniti a casa del Lebowsky e si discuteva sul chi fosse il più alto. Le analisi si sprecavano: “Io sono l’unico che ha registrato una sensibile crescita anche dopo la boa dei vent’anni”; “Se compariamo la misurazione di oggi con quella fatta il giorno prima della mia cresima non possiamo non riconoscere che io mi sono alzato più di chiunque altro”; “I miei centimetri vanno misurati a partire da una dato iniziale decisivo: mia madre è alta un metro e venti, mio padre un metro e trentacinque. Dunque il mio uno e cinquacinque è un ottimo risultato”.
Interviene persino il Lebowsky: “Io mi ero dato un risultato, il metro e settantadue, che ho abbondantemente superato, forse addirittura di tre centimetri. Certo, ragioniamo ancora di dati provvisori, ma posso sin da ora ritenermi soddisfatto”.
Un gran ballo di cifre, stime, prese di posizione, polemiche variamente assortite. Interviene il Bobo in collegamento mondovisione dalla sua vasca da bagno. “Pronto, si, sono il Bobo. Prendo parola per denunciare la truffa che state mettendo in scena ai miei danni. Qui siamo alla manipolazione sistematica della realtà: è vergognoso, è un’indecenza. Mi accreditate di un 172,8 cm che non corrisponde alla realtà. I dati in mio possesso parlano di 173,1 cm. Siamo di fronte ad un tentativo scandaloso per far apparire Lebowsky più alto di quanto non sia e per sottostimare il mio risultato. A misurazioni ultimate, dati ufficiali alla mano, qualcuno dovrà chiedere scusa agli italiani ed ammettere di avere sbagliato”.
Oggi, a misurazioni quasi ultimate, il metro accredita il bobo di 1729 mm. Bah… (!?)

Ps: dedicato a tutti coloro che ieri notte si sono ciucciati Fassino a Porta a Porta.


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“Mamma sono un ribelle!”

(ANSA) – ROMA, 4 GIU – Disobbedienti si’, ma anche se si sceglie di essere un po’ ribelli, alla mamma non si scappa. Stando nei cortei dei pacifisti che hanno attraversato Roma, stamani non era inusuale ascoltare le telefonate dei piu’ giovani che rispondevano spazientiti a mamme o parenti ansiosi. ”Si’, si’, stai tranquilla – si poteva sentir ripetere dal malcapitato di turno – non e’ successo niente, e’ tutto tranquillo”, mentre, gli occhi si levavano verso il cielo e le mani facevano ampi ed eloquenti gesti agli amici vicini. Altri giovani pacifisti piu’ accondiscendenti, venuti anche da altre regioni, spiegavano al genitore premuroso e un po’ pedante, con dovizia di particolari, cosa stava accadendo. ”Ma no – dicevano – non c’e’ niente di preoccupante, solo qualche cassonetto rovesciato e un po’ di fumogeni. Sto bene, nessun problema” e poi via di nuovo a far sventolare la bandiera della pace e a gridare slogan contro il governo e contro ”il signore della guerra”.(ANSA).

DE/TER
04-GIU-04 15:13 NNNN

ps ‘mbeh! ? C’è mica da fare della facile ironia, sapete: pure James Dean c’aveva ‘na mamma… pure Lenin, se è per questo: e Mao Tze Dong, e Rosa Luxemburg, e il ciccione dei 99posse (magari ce l’ha ancora… complimenti, signora!)

pps oh! Ieri sera i nogrobbar convenuti nella capitale per confliggere contro Darth Vader si sono ritrovati in un centro sociale, per un concerto di Caparezza. Costui un tempo si faceva chiamare Mikimix e partecipò a Sanremo – nel 1998 – con una canzone dal titolo “E la notte se ne va”. Recitava strofe tipo “Cado morbidoso sul rettangolo di letto / Ding ding dong dodici rintocchi, chiudo gli occhi / Ed il paese dei balocchi è qui / E le porte sono tutte aperte, quante scoperte / Si fanno sotto le coperte / Ed è dolce come panna l’eco della ninna quando vado a nanna…”. Dite quello che vi pare: per me il culo di Jamelia c’ha più spessore politico. E attendo che Topo Gigio diventi marxista, cominci a fare teatro d’avanguardia e si metta a capo di moti di contestazione di piazza. In Italia tutto è possibile.


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Bobo's Version

Il bobo ci vorrebbe dire grazie, a costoro. Al sig. Presidente Bush, e anche agli amici Nogrobbar. Che stamattina è uscito di casa, ha inforcato la Vespa: e mai Roma era stata più sgombra dal traffico, mai la viabilità era stata tanto agile e a misura di bobo. Dico sul serio: pareva ferragosto. Gli allarmi dei giorni scorsi hanno dissuaso i cittadini dell’urbe dall’utilizzare i loro mezzi per recarsi al lavoro. Forse li hanno dissuasi dal recarsi al lavoro tout court. E le arterie principali, anche quelle del centro, erano aperte e percorribili. Il bobo ha viaggiato felice sul suo due ruote retrò. Sopra di lui, ‘sti elicotteri che volavano e volavano; e, ad ogni semaforo o angolo di strada, amici delle forze dell’ordine che lucidavano i loro manganelli. C’era da sentirsi al sicuro, con tanta milizia di stato schierata a modo. Grazie davvero: al sig. pres. americano, al sig. pres. del cons., ai sig.ri amici pacifisti nogrobb. Sta’ variazione sul tema “traffico cittadino tragitto casa-ufficio” al bobo ci è piaciuta. Anche l’attenzione dimostrata nell’aver aspettato che io arrivassi a destinazione per cominciare a bruciare cassonetti, copertoni, bloccare la metro, inscenare tafferugli stile “gavettoni dell’ultimo giorno di scuola alle medie”… ‘sta cosa che Bush ha fatto tutti i suoi giretti, Fosse Ardeatine, Papa, Quirinale, senza mai starmi tra le scatole o tagliarmi la strada… ahò, il bobo le ha apprezzate tutte ste’ cosucce. Bravi.

Ps c’è una cosa, invero, che il bobo proprio non sopporta: questa rappresentazione del conflitto, che conflitto non è, questa guerriglia urbana parolaia, vetero-fricchettona e pauperista, finisce spesso per trasformare in operette da quattro lire faccende molto serie; rassegnarsi al bipolarismo dell’idiozia, e quasi quasi sentiri costretti a scegliere tra gli slogan di quattro figli di papà vestiti da straccioni – che urlano “10, 100, 1000 Nassirya” – e i sorrisi di gomma di un nano milanese tutto rifatto che pare Renato Balestra, accompagnato da un pirla del Texas, … ‘azzo, ma come si fa? Come diceva Gaber…


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Bobo's Version

È da sempre che al bobo quella intestazione proprio non ci piace. “Fogli, carte, appunti, una folata di vento, ogni tanto, confusione e costruzione di percorsi mentali”. È evidente che, quanto a ritmo e sintassi, non è davvero costruita ad arte. Macché dico ad arte: non è scritta in italiano. Che so: già una roba tipo “Fogli, carte, appunti. Una folata di vento, ogni tanto; confusione e costruzione di percorsi mentali” avrebbe più senso.

Epperò Il bobo conosce Lebowsky: fogli, carte e appunti una cippa, che non scrive a penna da non so quanti lustri (homo digitale). Sulla “folata di vento” sorvoliamo, perché – contrariamente a quanto l’illustre blogger intendeva evocare – l’immagine suggerisce spunti poco lirici. Sulla “confusione” ci si può stare. Sui “percorsi mentali” non si sa bene cosa dire. Sanno di masturbazione celebrale. Il bobo lancia un piccolo referendum tra i lettori del sito. Conscio che Lebowsky difficilmente accetterà consigli a riguardo (e altrettanto difficilmente pubblicherà questo post per intero, senza censura alcuna), io direi che:

  • Questo non è il Vietnam, è il bowling, ci sono delle regole. (John Goodman in “Il grande Lebowski”, per rimanere in tema con il blog
  • Sai Maude, questo è un caso molto, molto complicato. Ci sono un sacco di input ed output, ma fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente flessibile. (Jeff Bridges-Drugo, spiegando la situazione a Julianne Moore, sempre per rimanere in tema… è un po’ lunga, lo so!)
  • I giorni indimenticabili della vita d’un uomo sono 5 o 6 in tutto. Gli altri fanno solo volume. (Ennio Flaiano)
  • Ti infilo quel bastone nel culo e ti sventolo come una bandiera! (da “I guerrieri della notte”; mi rendo conto, non si addice al sito de Leb.)

Poi le mie favorite:

  • Il mio cervello e’ il mio secondo organo preferito. (Woody Allen ne “Il dormiglione”)
  • “Capo, quando rinasco vorrei essere come lei!”. “Vuoi dire bello e spietato?”. (da “Il fuggitivo”)

Proponete pure voi, orsù.


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Bobo's version (ovvero: er penziero debbole de' noantri)

Caro Lebbowsky,
ho visto che ti stai interrogando su quale debba essere l’inno del listone per le prossime europee. L’impressione è che tu lo stia facendo con una qualche ilarità di troppo, che non si addice all’occasione. Perchè la politica ha bisogno di simboli, colori, immagini; e anche di suoni e parole, se vuole essere davvero vicina agli italiani, che sono un popolo generoso e partecipe, felice e cazzarone. Quindi ti invio il mio contribbuto su questa questione. E vorrei proporti:

  • E ritorno da te (L. Pausini); perchè piace molto alla fidanzatina di mio figlio Francisco
  • La vita mia (A. Minghi); perchè nessuno come Amedeo sa sposare cuore e musica, passione e note
  • La canzone del Capitan Uncino (Dj Francesco); perchè il mio cane quando la sente zompa che pare che abballi
  • Dimmi di si (Pooh); perchè è un bell’invito alla vita è perchè Facchinetti è il papà di Dj Francesco
  • Forse si, forse no (Pupo); è la canzone che mi ha fatto innamorare di mio marito, ce la canticchiavamo sempre…

Ecco. Spero sappiate apprezzare questi suggerimenti. Tanti cari saluti, Barbara Palombelli (olè!)

PS: il Bobo, qui ospite, sarebbe esperto in comunicazione politica…


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Bobo's Version

C’è chi va ripetendo: “à la guerre comme à la guerre”. E io sono d’accordo: perché se le cose si fanno, allora vanno fatte bene. No? O’ ppaese ‘ro soole, o’ ppaese ‘ro maare, ce simm’ scurdat’ cumm’è ca se fa ‘a gguerra. Ripassiamo, dunque.

  1. non bisogna dare il via a processi di psicoanalisi collettiva ogni volta che facciamo la bua al nemico (tantomeno se in qualche prigione ci scappa la mano e finiamo per usare elettrodi, guinzagli e altri oggettini sadomaso)
  2. non bisogna pisciarsi addosso di lacrimucce tutte le volte che fanno secco uno dei nostri. Ok i funerali di Stato, le condoglianze alle vittime e bla bla: ma ricordiamoci che per tre ostaggi in mano loro (già dimenticati, peraltro) noi deteniamo migliaia di pericolosi terroristi; e che per ogni nostro caduto dall’altra parte ce n’è qualche centinaia. Insomma, gli stiamo rompendo il culo, a ‘sti beduini del piffero. Ottimismo.
  3. teniamo bene a mente la superiorità (dai, su, non c’è altro modo per definirla!) del nostro sistema democratico sul loro sistema insciallah o bonga bonga, a seconda dei casi. Noi, quando spariamo, lo facciamo in osservanza a regole d’ingaggio, comandi militari, procedure belliche. E se qualcuno sbaglia, se qualcuno ci va con la mano pesante, paga: tribunale marziale e via. Mica come quei tagliatori di teste mezzi scemi che fanno filmini tutti incappucciati e urlanti. Noi, al più, si fa qualche foto digitale.

Orsù, allora: fieri e tosti alla battaglia. Senza rompere troppo le balle. Mi sono spiegato?

Ps: il mio adorato elefantino continua a ripetere ‘sta solfa qui: non possiamo equiparare le torture ad Abu Grahib con l’orrore della decapitazione di Berg. Le prime rappresentano la violazione di ogni fondamento della nostra civiltà (e saranno sanzionate), le seconde la ferocia e la follia che serpeggia nell’Islam. Io, per parte mia, dico: non possiamo equipararle. Delle prime è responsabile il governo del paese più potente e ricco del mondo, delle secondo un gruppo di disperati terroristi/resistenti. Ci sono in ballo, da un punto di vista politico, ordini di responsabilità del tutto incomparabili