La regola secondo me è:
quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù,
piglia quella che va in su.
È più facile andare in discesa,
ma alla fine ti trovi in un buco.
A salire c’è più speranza»
Tiziano Terzani
Leggo che la maggioranza intende creare delle classi di inserimento nella scuola italiana, formate dai soli stranieri che abbiano difficoltà con la lingua italiana. Il fatto che la mozione abbia i natali dalla Lega, fa pensar solo male, ovvero che sia una scelta discriminatoria più che formativa. A leggerla così, fa quantomeno orrore come proposta.
Certo, non è facile vivere nel mondo di oggi e chi avrà visto La classe, ottimo film francese, avrà ancora più netta la sensazione di quanto sia difficile far convivere quotidianamente etnie diverse. Ma questa è la realtà, a questo andiamo incontro e ogni altra strada è tristemente sbagliata o inutile. Per cui integriamo invece di dividere, favoriamo politiche sociali eque verso tutti, italiani e stranieri.
Come chiusura, il testo di una delle ultime canzoni di Giorgio Gaber, sentita giust’appunto alla radio un’ora fa:
Io G. G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell’inno nazionale
di cui un po’ mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.Mi scusi Presidente
se arrivo all’impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po’ sfasciato.
E’ anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che è tutto calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c’è un’aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui m’incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos’è il Rinascimento.Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c’è un’altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido “Italia, Italia”
c’è solo alle partite.
Ma un po’ per non morire
o forse un po’ per celia
abbiam fatto l’Europa
facciamo anche l’Italia.Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.
Il mio problema è che non riesco mai a cogliere il nocciolo della questione. Ora, alla mia età fraintendere le ragioni degli altri può anche non essere più così grave, ma non capire perchè io mi comporto in un certo modo lo è eccome.
Mordecai Richler, La versione di Barney (1997)
Signore e signori – questa sera sono qui per parlare un paio di minuti soltanto. Perché…
Ho una notizia molto triste per voi, e credo una notizia triste per tutti i nostri concittadini americani, e per coloro che amano la pace in tutto il mondo. Martin Luther King è statoassassinato questa sera a Memphis, nel Tennessee.
Martin Luther King ha dedicato la sua vita alla causa dell’amore e della giustizia per tutti gli esseri umani, ed è morto proprio a causa di questo suo impegno. In questo momento così difficile per gli Stati Uniti, dovremmo forse chiederci che tipo di nazione rappresentiamo e quali sono i nostri obiettivi.
Può certo esserci amarezza, odio e desiderio di vendetta tra le persone di colore che si trovano tra voi, viste le prove che ci sono dei bianchi tra i responsabili dell’assassinio. Possiamo scegliere di muoverci in questa direzione come nazione, in una ulteriore polarizzazione, dividendoci neri con neri, bianchi con bianchi, pieni di odio gli uni verso gli altri. O possiamo invece fare uno sforzo per capire, come ha fatto Martin Luther King, e sostituire a questa violenza, a questa macchia di sangue che si è allargata a tutto il paese, un tentativo di comprendere attraverso la compassione e l’amore.
A quelli di voi che sono tentati di lasciarsi andare all’odio e alla sfiducia verso i bianchi per l’ingiustizia di quelloche è accaduto, posso soltanto dire che provo i loro stessi sentimenti in fondo al mio cuore. Ho avuto anch’io qualcuno della mia famiglia ucciso, anche se da un uomo bianco come lui. Ma dobbiamo fare uno sforzo negli Stati Uniti, dobbiamo fare uno sforzo per comprendere, per superare questi momenti difficili.
Il mio poeta preferito è Eschilo. Egli scrisse: “Anche mentre dormiamo, il dolore che non
riesce a dimenticare cade goccia a goccia sul nostro cuore fino a quando, pur nella nostra disperazione e persino contro la nostra volontà la saggezza prevale attraverso la grazia di Dio”.
Non abbiamo certo bisogno di divisioni negli Stati Uniti, non abbiamo bisogno di odio, né di violenza o anarchia. Abbiamo invece bisogno di amore e saggezza, compassione gli uni verso gli altri, e di un sentimento di giustizia verso tutti coloro che ancora soffrono
nel nostro paese, siano essi bianchi o neri.
Questa sera vi chiedo quindi di tornare alle vostre case e di dire una preghiera per la famiglia di Martin Luther King. Ma, cosa ancora più importante, vi chiedo di dire una preghiera per il nostro paese che tutti amiamo, una preghiera perché possiamo provare quell’amore e quella compassione di cui parlavo poco fa. Possiamo fare molto nel nostro paese. Ci saranno indubbiamente momenti difficili. Ne abbiamo avuti in passato e ne avremo sicuramente in futuro. Non siamo ancora, purtroppo, alla fine della violenza, dell’anarchia e del disordine.
Ma la grande maggioranza dei bianchi e dei neri di questo paese vuole migliorare la qualità della nostra vita e vuole giustizia per tutti gli esseri umani che vivono nella nostra terra.
Dedichiamoci a perseguire quello che i greci scrissero tanti anni fa: domare la natura selvaggia dell’uomo e rendere gentile la vita in questo nostro mondo.
Dedichiamoci a questo, e diciamo tutti una preghiera per il nostro paese e per la nostra gente. Grazie.
Discorso del Senatore Robert F. Kennedy in occasione della morte di Martin Luther King (Indianapolis, Indiana, 4 aprile 1968).
“Questo non è il Vietnam, è il bowling: ci sono delle regole.”
“Sempre avevo temuto d’essere pressoché vuoto, di non avere insomma alcuna seria ragione per esistere. Adesso davanti ai fatti ero proprio certo del mio nulla individuale.”
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte (1932)
Questa mattina su Radio Rock, radio romana che merita più di un passaggio, ho ascoltato una canzone di Remo Remotti che non conoscevo. Parlava (a suo modo) di guerra, risolvendo il dramma delle migliaia di giovani morti con un uovo di Colombo… mandare al fronte i vecchi. Via dai giardinetti, un calcio in culo e al fronte… aggiungendo che tanto, al comando spara, potrebbero solo rispondere: "A che? Non vedo un cazzo! C’ho la cataratta!".
Non so se riuscirò a trovarne il testo, ma meriterebbe una pubblicazione perché con la follia si mette alla berlina una follia più grande, la guerra.
Recupero postando un altro suo testo, Mamma Roma Addio. Per chi è di Roma ed ha almeno trenta e passa anni come il sottoscritto, dice molte cose che sono vissute, note, cognite.
I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia.
A caccia di grilli e serpenti, a caccia di grilli e serpenti.
I matti vanno contenti a guinzaglio della pazzia,
a caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia.
I matti non hanno più niente, intorno a loro più nessuna città,
anche se strillano chi li sente, anche se strillano che male fa.
I matti vanno contenti, sull’orlo della normalità,
come stelle cadenti, nell’oceano della Tranquillità.
Trasportando grosse buste di plastica del peso totale del cuore,
piene di spazzatura e di silenzio, piene di freddo e rumore.
I matti non hanno il cuore o se ce l’hanno è sprecato,
è una caverna tutta nera.
I matti ancora lì a pensare a un treno mai arrivato
e a una moglie portata via da chissà quale bufera.
I matti senza la patente per camminare,
i matti tutta la vita, dentro la notte, chiusi a chiave.
I matti vanno contenti, fermano il traffico con la mano,
poi attraversano il mattino, con l’aiuto di un fiasco di vino.
Si fermano lunghe ore, a riposare, le ossa e le ali,
le ossa e le ali, e dentro alle chiese ci vanno a fumare,
centinaia di sigarette davanti all’altare.
Voglio trovare un senso a questa sera
Anche se questa sera un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l’ha
Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà…
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà…
Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l’ha
Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà…
Domani un altro giorno… ormai è qua!
Voglio trovare un senso a tante cose
Anche se tante cose un senso non ce l’ha
(Vasco Rossi)
Citazione dal film Eccomi qua, di Giacomo Ciarrapico, di cui ho casualmente rivisto un trailer:
“Tu lo sai cos’è il fumo passivo? Un terzo delle sigarette che ti fumi tu, me le fumo anche io”
“Se permetti girano i coglioni a me! Perché un terzo delle sigarette che mi compro io te le devi fumare tu?!”