Il Blog di Lebowsky

"Tiente largo, ma datte 'n limite" (cit. M. Paolini)


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La fatica di scrivere

Ora, accantonando le scuse più banali quali non avere tempo, essere fuori per lavoro o per piacere, scrivere solo quando se ne ha voglia, ci sono volte in cui non è facile scrivere sul proprio blog, anche se le notizie non mancano.

Ma cosa vuoi scrivere quando leggi che:

  • la Cina dà del dissidente al Dalai Lama e si incazza con gli Usa, che la Merkel non gli era bastata (dissidente sarebbe, se il Tibet non fosse stato annesso a forza e col sangue alla Cina, poi…) con un’arroganza che dovrebbe farci riflettere
  • la Turchia se la prende sempre con gli Usa e nel frattempo, decide che sì, si possono bombardare le presunte basi del Pkk in Iraq, un posto tranquillo per altro e senza tensioni
  • l’Osservatore Romano condanna una sentenza della Cassazione sul caso Eluana Englaro, con toni che in nessun Paese normale sarebbero accettati e forse anche pronunciati, ma di fatto ancora Eluana è legata alle macchine e all’ostinazione del nostro ordinamento
  • tra 18 mesi le carceri saranno nuovamente piene e l’indulto sarà stato a quel punto, sul serio inutile, cosa che avevamo detto in tanti ma che chiaramente nessun legislatore ha preso in considerazione, c’est l’Italie
  • Prodi è stato capace di arrivare ad un accordo importante sul welfare e metterlo in discussione con dichiarazioni avventate, senza l’aiuto di nessun’altro… poi forse ha messo una pezza
  • le elezioni del Pd ci sono state e guarda caso ha vinto Veltroni, vabbé… critiche sistemiche a parte, qualcuno si ricorda anche che la segreteria Ds/Pds di Veltroni è stata quasi catastrofica, con risultati elettorali pessimi?
  • in Italia puoi entrare in tribunale e fare una strage

Ecco, che puoi scrivere senza incazzarti o farti cadere le braccia*?

* consiglio canzone di Edoardo Bennato, Non farti cadere le braccia


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V-day per gli automobilisti romani

Del V-day grillesco andrò a dire dopo. Questa mattina però per la prima volta ho subito il traffico romano, al suo meglio dopo la tregua estiva, ed ho pensato che se proprio dobbiamo mandare a quel paese qualcosa o qualcuno, è in primo luogo l’arroganza stupida dell’italiano medio. Senza questo assunto, inutile sperare in liberatori sfoghi comici.

Per l’ennesima volta questa mattina mi è capitato di essere in moto, di attendere al semaforo il segnale verde, nella corretta corsia di canalizzazione e sotto agli occhi di due vigilesse con lo sguardo sveglio di un pesce di profondità e di sentirmi suonare dietro da un’auto che doveva girare a destra, direzione per la quale era già scattatato il semaforo.

Mi faccio un pò avanti, nonostante tutto, e sento la persona che continua a suonare, paonazza in viso e che mi manda a cagare senza interruzione, dandomi del coglione. Inutile far presente che prima di aprire bocca avrebbe dovuto guardare in terra la segnaletica orizzontale: queste persone sono allo stesso tempo stupide ed arroganti, un mix terribile che li fa credere sempre, anche contro l’evidenza più oggettiva, dalla parte della ragione. Le vigilesse, chiaramente, assistevano in silenzio.

La prossima volta, giuro, scendo e utilizzo l’idiota di turno come un pungiball! Evidentemente, spiace dirlo, con certe persone è inutile ragionare. E’ una sconfitta, ma pare sia proprio così. Grazie Roma…


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Il giardino del vicino è sempre più verde

Spesso poi non lo è.

Però, ogni volta che lascio l’Italia anche solo per due o tre giorni, mi rendo conto che non abbiamo speranza. Una volta pensavo che una nuova classe dirigente sarebbe bastata, con un pò di tempo e di buona volontà comuni, a cambiare il nostro Paese. Ora anche l’annunciato annuncio di Uàlter Uéltroni, messo alle strette da chi da anni in fondo si sporca la faccia mentre lui se ne sta lontano (ufficialmente) dalle beghe di politica nazionale, non mi dà speranza alcuna.

Siamo noi italiani a meritarci questo Paese e questi politici. In fondo, è l’italiano medio che non vuole le riforme, l’abolizione dei privilegi (che prima o poi toccano anche lui), che non rispetta quei valori basilari di un viver civile, che attende sussidi, che è vittima di sé stesso. Dunque, parafrasando Moretti in Caro Diario, si merita questi politici e questa situazione. C’è poco da fare. Le file ci danno la nausea, il rispettare le regole la diarrea, esser furbi e ricchi pare l’unico valore residuo in una società impoverita come la nostra.

Così Madrid è l’ennesimo esempio di come la Spagna, fino agli anni ’80 in grosse difficoltà post-franchiste, in due decenni ci ha raggiunto e superato. Una metro efficiente e diffusa, musei gratuiti un giorno a settimana, lavori in corso continui per manutenere/migliorare la città, persone che fanno la fila per prendere l’autobus (senza tentare fischiettando di avanzare di una inutile posizione come avviene da noi), sciami di persone sorridenti che si incontrano in giro per tapas a tutte le ore, socializzando senza inutili fighetterie nostrane, i giornali non hanno tutti i giorni la foto del Papa in prima pagina, la stazione di Atocha colpita dagli attentati è ripristinata ed anzi un giardino botanico suggestivo riempie il corpo principale dell’edificio… La Spagna, non la Svezia.

E noi siamo sempre qui, al palo. Che vien voglia di fare i bagagli ed emigrare.

Giorgio Gaber, Wittgenstein (testo del 1984):

Eh sì, effettivamente, dobbiamo dire, va detto che negli altri Paesi funziona tutto meglio che qui da noi. Ci vuole anche poco, voglio dire!
È perché gli altri sono più seri. Ecco, si impegnano, fanno sacrifici per migliorare. Perché loro credono nell’organizzazione, nelle responsabilità collettive. Voglio dire, i francesi credono alla Francia, gli americani credono all’America. Ci credono, ecco.
Basta andare all’estero, si respira subito un’altra aria, Anche in Svizzera, per dire!
Eppure mi hanno raccontato un aneddoto curioso, vero pare, e riguarda il famoso Wittgenstein, grande filosofo, grande uomo di cultura, tuttologo.
Ecco, questo Wittgenstein pare che tornasse in treno con il suo assistente, sì, pare che tornasse a casa dopo aver terminato il suo ultimo lavoro, un’opera decisiva, il “Tractatus”, che faceva il punto su tutta la filosofia… faceva il punto. Anni di studi, anni di ricerche, anni di saggi, fine del lavoro e meritato riposo. Niente, scompartimento, grande silenzio, a un certo punto pare che il suo assistente abbia chiesto: “Mi scusi, professore, come spiega lei il gesto che fanno gli Italiani?”.
Wittgenstein pensa un attimo poi sbianca in viso: “Porca miseria, devo rifare tutto da capo!”.
Sì, evidentemente c’era qualcosa che non gli tornava. Non riusciva a capire l’atteggiamento, e nemmeno l’allegria degli italiani, proprio loro così incapaci di organizzarsi, incapaci di far funzionare la vita, incapaci persino di farsi un governo.
Ma Wittgenstein era uno scienziato. Forse avrebbe dovuto andare dall’altra sponda dell’intelligenza per afferrare il mistero dell’incapacità consapevole e sublimata…


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Il pessimismo della ragione abbonda

Mentre l’ottimismo della volontà si allontana inesorabilmente…

Siamo un Paese veramente buffo, se ci fosse poi qualcosa da ridere. E come sempre, piove sugli onesti, aggiungerei personalmente. Così leggo ieri questo post di Marco e mi cascano le braccia.

Penso al fatto che le liberalizzazioni procedono a rilento ed assomigliano sempre più al famoso formaggio svizzero più che a un lenzuolo di riforme… potere delle lobby, delle categorie, degli individualismi, e – per contraltare – della debolezza dei nostri politici. Perché noi italiani siamo fatti così: parliamo bene, ma razzoliamo malissimo.

Ci lamentiamo tutti, salvo poi non rispettare una fila (il requisito minimo del vivere civile), non pagare le tasse, non rispettare il prossimo, pensare che l’esser furbi e non onesti paghi. E allora, se siamo così, ci meritiamo questo Paese allo sbaraglio e senza un gran futuro. Protestano i notai, i tassisti, i farmacisti, gli -isti di qualsiasi genere, sapendo che qualcosa otterranno, giusto o meno che sia. In Italia vince la prepotenza, non gli argomenti.

Penso alla penosa trasmissione di ieri “Confronti”, sulla Rai, dove citazioni Ricucciane facevano assai ridere i convitati ed un Moncalvo che forse si prepara ad un cambio di maggioranza, gongolava a convenire con Feltri ed allo stesso tempo metteva le mani avanti per la prossima stagione tv, dichiaratamente. Uno spettacolo da osteria. Anzi no, da conventicola (e penso al film “Caterina va in città” di Virzì).

Penso ieri ad uno speciale del Tg3 sul pentito Leonardo Vitale, usato e abusato dal nostro Paese, non protetto, anzi prima rinchiuso in un manicomio e sottoposto a numerosi elettroshock, poi rimesso in libertà nella sua Sicilia… libero di essere ucciso da quella stessa mafia che aveva aiutato giudiziariamente a perseguire.

Penso alla storia di Tortora, come sempre ben raccontata da Minoli questa mattina, ennesima storia triste di questo nostro Paese. E penso a come il carcere sia pena estrema e minante per un uomo, tanto più se innocente. E mi chiedo, allo stesso tempo, come sia possibile gongolare per una persona che finisce in carcere, chiunque essa sia, ed anche se meriti una punizione. Paris Hilton mi è immensamente antipatica e merita di scontare una pena per il suo reato, ma fare gossip o divertirsi sul male altrui, mi sembra incredibilmente triste.

Penso a come ci riempiano di rumori di fondo ai Tg… tante notizie, nessuna notizia. E’ così per le dichiarazioni dei politici, una contro l’altra, una più urlata dell’altra, così che alla fine, tutto sia confuso e non si discuta del merito.

Penso a storia di sindacalismo tutte nostrane, da capire e valutare, ma che lette così, fanno venire i brividi. E’ il caso dell’esperienza San Lorenzo, raccontata da Antonio Tombolini.

Penso ai due treni che si scontrano in Sardegna ed a Report e alle sue denunce sulla sicurezza capaci solo di muovere Trenitalia a licenziare i dipendenti intervistati e non a migliorare i propri servizi. Così ci risiamo, altri morti, su binario unico e senza blocco automatico della corsa.

Penso alle Autostrade: ero in viaggio per Parma ed ormai, per quanto distrutta, preferisco la strada che passa per il Verghereto a quella per Firenze-Bologna, dove bene che ti vada un’ora di fila ogni giorno la devi mettere in conto, per un incidente sul tratto appenninico o per lavori infiniti in corso. Da anni! Ed infatti alla radio, fioccavano i chilometri di coda.

Insomma, finché ognuno di noi non si farà un serio esame di coscienza, finché saremo tutti così maledettamente italiani, ci meriteremo questo sistema, questo Paese, questa italietta. Ma ad esser poco italiano, ci rimani di merda ogni giorno, con una gran voglia di fare le valigie e andartene.


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Il potere delle immagini

Basta uno scatto per dare il senso, spesso, di quotidiane follie. Poi prenderne atto, è tutt’altra cosa.

Così, se da una parte abbiamo tutti visto le foto del paese in Alaska che sta scomparendo per il discioglimento dei ghiacci causato dall’inquinamento globale, e gli Usa continuano a non voler ratificare alcun accordo in tal senso, dall’altra abbiamo un G8 blindato con divieto di manifestare il proprio dissenso e acque off limits… talmente off limits che la polizia tedesca ha pensato bene di speronare il gommone di Grean Peace e “metter sotto” l’attivista rimastone a bordo.

La foto è eloquente (da Repubblica.it): cliccate qui.

PS: d’altronde oggi c’è anche il video del poliziotto di Malta che malmena un’anziana turista francese e la scorsa settimana quello delle agenti barcellonesi che omaggiavano una turista ubriaca, in commissariato, di una trentina di ecchimosi equamente distribuite sul suo corpo.


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Coppa America e broadband

Non passa settimana che non ci sia convegno, articolo sul Sole 24 Ore o sull’inserto tecnologia di Repubblica, pubblicità tv o qualsiasi altra menata, in cui non si parli di banda larga, di Internet e delle mille possibilità che il nuovo media ci regala.

Poi capita il giorno che non hai una tv disponibile e iniziano le finali della Louis Vitton Cup… allora pensi che il computer che hai davanti e la banda Internet che hai a disposizione, riusciranno comunque a metterti in condizione di seguire la regata. Si parla di web tv, di you tube, di video incriminati pubblicati sul web, figurati se non ci sarà la diretta on line delle regate!

Ebbene, ci sarebbe… non fosse che Telecom Italia ha acquistato (pare) i diritti web da La 7 (che li ha presi in blocco) e ha deciso di trasmettere le regate su Rosso Alice, la web tv di Alice adsl. Fin qui, nulla di strano, anzi. Peccato che Rosso Alice funziona male (a me continua a dire che sono un utente guest di Windows quando sono a tutti gli effetti, l’Administrator!) e che Telecom Italia ha pensato bene di censurare gli altri canali che trasmettevano in streaming le regate.

Dunque le puoi vedere, forse, in Francia, in Svizzera, in Thailandia, ma in Italia no.

Ora per ripicca, voglio vedere se con un proxy straniero o un anonymizer, riesco a gabbarli… che sono vecchi, stupidi e non hanno capito ancora nulla di cosa sia Internet (ed io non credo necessariamente all’equazione internet = gratis, ma nei diritti degli utenti, sì).


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Indulto, ci risiamo

Ci risiamo. Passa qualche altro mese, escono fuori nuove statistiche (quelle Dap sono poi spesso “interpretabili”, vedi quelle sulle morti in carcere) e sui giornali si accendono nuovamente i riflettori sull’indulto. Pare che “ben” il 12% dei detenuti scarcerati abbia commesso un nuovo crimine e sia tornata dietro le sbarre. E’ tanto o è poco? Io penso sempre, semmai i dati fossero corretti, all’88% di persone che non sono recidive…

Il problema però non sta qui. Perché a margine di queste polemiche, che toccano il nervo scoperto della nostra società, che si sente vieppiù insicura e spaurita, non si tratta mai una questione fondamentale: a fronte dell’indulto, quali provvedimenti sono stati presi affinché le nostre carceri nel giro di pochi anni non si riempano nuovamente oltre ogni limite sostenibile? Quali pene alternative il nostro ordinamento ha introdotto per i reati minori? Quali invece per ridurre i tempi di detenzione preventiva, così alti in un Paese che celebra processi lumaca?

Ecco, facciamoci le giuste domande e prendiamone atto. Altrimenti, tra dieci anni, staremo a contare i recidivi di un nuovo indulto.


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Apple e i dubbi che restano

Sono diversi anni che ammiro i notebook Mac.  Non saranno la scelta migliore in termini di portabilità (vedi peso/dimensioni) o rapporto qualità/prezzo, ma sono belli da morire. Così come mi piace il sistema operativo con cui ho ogni tanto possibilità di “giocare” da amici o clienti. E la bellezza non è poca cosa a questo mondo, almeno per me…

Mi dico, sempre più spesso: il prossimo notebook sarà un Mac! Poi però inizio a pensare che lavoro in un’azienda che sposa Microsoft per molte applicazioni, che i documenti che ci scambiamo sono tutti Office Pc e che la suite di collaboration che utilizziamo (al 100% e massivamente) è Exchange.

Inizio dunque a pormi le prime domande: a quali problemi vado incontro? L’outlook versione Mac (ovvero Entourage) è compatibile al 100% con il gemello per Pc? Perché se non lo è, son problemi… (è vero che gli ultimi Mac possono far girare due sistemi operativi in contemporanea, di cui uno Windows, ma lavorare su Windows tutto il giorno non avrebbe senso).

Capito così in un punto vendita Apple a Roma, per tutt’altro motivo, e chiedo maggiori informazioni su questo mio dubbio all’addetto. La prima risposta è: “io avrei già cambiato azienda!”. Ecco, a me questo modo di porsi di tanti Mac-fanatici dà veramente fastidio, lo trovo un atteggiamento inutilmente snob. Sarete i più furbi, i più intelligenti, i più belli… ma intanto Microsoft vi ha fatto un culo così. Per cui un po’ di moderazione nei giudizi andrebbe rispettata.

Faccio finta di nulla e passo oltre, insisto. Il risultato è che mi fa vedere su un Mac del negozio Entourage, i vari strumenti che ha e le schermate principali… poi si ferma, riflette e mi dice che in verità, non sa darmi risposte sulla questione. Anzi, magari se vado sul sito Microsoft trovo informazioni più aggiornate e corrette!

E qui mi domando: ma saranno sempre le stesse domande che vi fanno le persone che tentennano a mollare Windows o no? Possibile che non siate preparati su questo?

Infilo il casco, monto in Vespa e tornando a casa penso: e se restassi un user Windows? Bah…

PS: se qualcuno ha risposte alle mie domande, sarò bel lieto di ascoltarle, of course 


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Balzelli e disservizi

L’Italia è il Paese delle cose buffe, anche quando si parla di web. Così i servizi si spostano su Internet, ma all’italiana anche loro. Come ogni bimestre mi accingo a pagare via web la bolletta Telecom Italia. Il servizio è comodo, veloce e non ti costringe ad estenuanti file in Poste. Peccato che stavolta, per ben tre giorni di fila, non funzioni! (epperò l’assistente virtuale che parla ogni volta che accedi all’area riservata, c’è, funziona e rompe le balle…)

Così mi dico di andare sul sito Poste.it e pagare dal mio account e con carta di credito la bolletta. Servizio comodissimo, con costo sproporzionato (un vero balzello secondo me): 2 euro a bollettino. Per quale motivo debbo pagare più caro un servizio web rispetto ad un servizio in agenzia? Mi pare una follia… Comunque, non funziona nemmeno da lì: “Impossibile procedere con l’operazione”.

Così questa mattina mi reco fisicamente in Poste. Un’ora di fila per pagare un bollettino. Con tutti i terminali (totem) di pagamento automatico rotti. Con i computer che per dieci minuti sono stati fermi. Con una variegata umanità rassegnata. O incazzata. O che passa il tempo (ritirando la pensione).

E’ l’Italia, bellezza.