Ci risiamo. Passa qualche altro mese, escono fuori nuove statistiche (quelle Dap sono poi spesso “interpretabili”, vedi quelle sulle morti in carcere) e sui giornali si accendono nuovamente i riflettori sull’indulto. Pare che “ben” il 12% dei detenuti scarcerati abbia commesso un nuovo crimine e sia tornata dietro le sbarre. E’ tanto o è poco? Io penso sempre, semmai i dati fossero corretti, all’88% di persone che non sono recidive…
Il problema però non sta qui. Perché a margine di queste polemiche, che toccano il nervo scoperto della nostra società, che si sente vieppiù insicura e spaurita, non si tratta mai una questione fondamentale: a fronte dell’indulto, quali provvedimenti sono stati presi affinché le nostre carceri nel giro di pochi anni non si riempano nuovamente oltre ogni limite sostenibile? Quali pene alternative il nostro ordinamento ha introdotto per i reati minori? Quali invece per ridurre i tempi di detenzione preventiva, così alti in un Paese che celebra processi lumaca?
Ecco, facciamoci le giuste domande e prendiamone atto. Altrimenti, tra dieci anni, staremo a contare i recidivi di un nuovo indulto.
9 Maggio 2007 alle 00:30
“…a fronte dell’indulto, quali provvedimenti sono stati presi affinché le nostre carceri nel giro di pochi anni non si riempano nuovamente oltre ogni limite sostenibile? Quali pene alternative il nostro ordinamento ha introdotto per i reati minori? Quali invece per ridurre i tempi di detenzione preventiva, così alti in un Paese che celebra processi lumaca?”
Hai colto pienamente il punto, con un post impeccabile.
Complimenti.
18 Maggio 2007 alle 09:53
Ottime osservazioni!Complimenti!! 😉
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