Sono usciti alcuni articoli di Carmine Gazzanni (@CarmineGazzanni) sull’Espresso che indagano su alcuni clamorosi scandali umbri legati all’Università, ai nepotismi, al malcostume molto italiano del potere. E’ ulteriormente scandaloso che i giornali locali non abbiano assolutamente ripreso la notizia. Scandaloso ma comprensibile, visto che i rapporti di lobby e potere in qualche modo li alimentano. Dopo l’arresto della ex governatrice umbra Lorenzetti, coinvolta non solo nella Tav ma anche in una palese raccomandazione in Università, ritengo doveroso allora recuperare almeno in Rete gli articoli e il loro succo.
Partiamo dal primario Antonio Morelli, ormai settantenne, condannato in via definitiva per corruzione nel 2003 ma ad oggi ancora in carica come ordinario all’Università di Medicina e primario di gastroenterologia. Dopo la corruzione, ora è indagato anche per truffa. Nonostante questo e nonostante abbiano trovato posto casualmente nella medesima struttura sia moglie che figlia, è saldo al suo posto ed anzi, scaduti i termini, ha mosso mari e monti per farsi prorogare di due ulteriori anni il suo mandato. Forse però con uno degli ultimi decreti del Governo, il rischio verrà meno: il costo di proroghe di questo tipo è oggi ingestibile per le Università e per lo Stato, oltre che scandaloso. Dice l’articolo:
“Che la sua carriera sia andata a gonfie vele anche per i rapporti che è riuscito a stringere, sembrerebbe un dato di fatto. A cominciare da quelli col rettore Francesco Bistoni, il quale non l’ha scalzato dalla sua posizione universitaria, nonostante una condanna definitiva per corruzione nel 2003. In quel caso Morelli aveva chiesto a un paziente il pagamento di un referto istologico benché ci si trovasse in una struttura ospedaliera pubblica. Il paziente aveva pagato: subito dopo però si era recato in Procura per presentare un esposto. Da qui, indagini e relativa condanna a 2 mesi di reclusione.
Nonostante questo, Morelli è rimasto al suo posto. Sia nell’azienda ospedaliera, sia nell’ateneo. Dove nel frattempo ha trovato incarichi anche la famiglia. Sarà semplicemente un caso, ma spulciando tra l’equipe medica ospedaliera del primario, compaiono i nomi della moglie di secondo letto, Monia Baldoni, e quello della figlia, Olivia. Le due familiari, come se non bastasse, lavorano pure nel dipartimento universitario diretto da Morelli stesso: ricercatrici entrambe, la figlia dal 1999, la moglie dal 2007.”
Quando si parla di rapporti, a Perugia, di norma viene tirata in ballo non a torto la massoneria, molto forte in città.
Non contento della condanna per corruzione, ha continuato nel suo operato:
“accanto alla condanna definitiva, spunta una nuova tegola per Morelli. Il prossimo 4 luglio ci sarà la prima udienza del processo dove è rinviato a giudizio per truffa a danno dell’Azienda Ospedaliera. Le indagini, durate ben cinque anni e condotte dal pm Giuseppe Petrazzini, sono nate nel 2007 quando vengono presentate alle forze dell’ordine diverse denunce da pazienti che erano stati “dirottati” dalla struttura pubblica all’ambulatorio privato Ars Medica srl, la cui titolare, formalmente, risulterebbe essere tale Gioia Pia. Secondo l’accusa, però, Pia altro non sarebbe che un prestanome, cosa accertata dal pubblico ministero Petrazzini attraverso un fitto lavoro di indagini su conti bancari (la perizia messa agli atti testimonia giri di soldi da oltre 4 milioni di euro) e società private. L’illecito sarebbe dimostrato anche dalla visura camerale dell’ambulatorio: la proprietà dell’azienda privata è infatti riconducibile totalmente alla moglie del professore Monia Baldoni.”
Ma anche il Rettore dell’Università, Bistoni, dovrà alla fine lasciare nonostante i mille tentativi di proroga e ben tre mandati. Dice sempre Gazzanni:
“Risultato? I quattordici anni di Bistoni – che si concluderanno, nel caos più totale, tra poco più di un mese con l’elezione del nuovo rettore – hanno portato l’ateneo umbro ad uno scadimento progressivo della qualità della ricerca e dell’ insegnamento. Almeno questo è quello che sembra andando a leggere l’ultima valutazione dell’Anvur (luglio 2013): l’ateneo umbro si è piazzato 21esimo sui 32 grandi atenei complessivi, con poche punte di eccellenza e ripercussioni negative sui fondi ministeriali (che peraltro, come se non bastasse, verranno congelati visto che l’università perugina sarà l’ultima a recepire la riforma Gelmini). Avremmo voluto parlarne direttamente con Bistoni. Ma “in questo periodo è praticamente impossibile”, ci dicono dal rettorato. Peccato.
E gli studenti? Questi, come indica il crollo delle iscrizioni (meno 30% in 8 anni), stanno ormai scomparendo. Ma i professori, quelli no. Restano. Soprattutto se sei “figlio di”.
E anche qui, Morelli, è rimesso in causa in modo eclatante:
“L’ordinario di gastroenterologia Antonio Morelli, per dirne una, lavora ormai da anni fianco a fianco con la moglie, Monia Baldoni, e con la figlia, Olivia Morelli. Entrambe ricercatrici. Entrambe nello stesso dipartimento di papà e consorte. E come se non bastasse le ritroviamo entrambe anche nell’equipe medica proprio del reparto di gastroenterologia dell’Ospedale di Perugia, il cui primario – indovinate un po’ – è ancora lui, Antonio Morelli. Altra medaglia al merito: come rivelato già da L’Espresso, Morelli, su cui pende già una condanna in via definitiva, è ora rinviato a giudizio per truffa a danno proprio dell’Azienda Ospedaliera. Secondo l’accusa avrebbe “dirottato” pazienti dalla struttura pubblica a quella privata dell’Ars Medica, di proprietà proprio della moglie Monia Baldoni.”
Questi vasi di pandora vanno scoperchiati e con i loro resti, sotterrati coloro i quali hanno fatto del male alla cosa pubblica, coperti da una politica locale forte da decenni di risultati elettorali immutabili, da una massoneria pervasiva e affatto nascosta. Ne va del futuro di tutti noi, dei nostri figli, dei nostri principi.
Sarebbe bello che la stampa locale anche se ne occupasse, invece di ignorare o peggio nascondere.
Sarebbe bello che altri giornali approfittando del caso Lorenzetti, scoperchiassero questa Regione bellissima ma non esente da malgoverno.
E che molti aiutino la diffusione di queste notizie con i social network, a titolo personale. Umbri o meno.