Lo scorso week-end sono stato in Spagna, a Valencia. Bellissima cittadina, a misura d’uomo, pervasa di quello spirito vitale, gioioso e piacevole che avevo già provato a Barcellona qualche mese fa. Non conosco le altre città dunque non voglio generalizzare, epperò ho trovato ancora una volta:
persone gentili, disponibili, cordiali e aperte; automobilisti che si fermano al passaggio dei pedoni e che rispettano i semafori; piazze senza una cicca in terra; autobus confortevoli, con tanto di monitor in cui passano gli appuntamenti della settimana ma anche la puntuale segnalazione della fermata successiva indicata su una mappa e letta da una voce femminile; autobus su cui puoi salire senza biglietto, perché puoi acquistarlo direttamente dall’autista; stazioni ferroviarie pulite, architettonicamente bellissime, con interni in legno e marmi e vetrate perfettamente conservate, senza un segno di bombola spray sui muri; persone che rispettano le file al mercato, davanti ad una biglietteria o per salire sulla metro; persone che ridono, scherzano e sanno vivere e godersi la vita senza per questo essere maleducate; ecc.
Torno a Roma e prendo metro e autobus. Sull’autobus, l’effetto sardina impera; il biglietto l’ho dovuto fare ad una macchinetta che in pratica non dà il resto; un gruppo di ragazze non più vecchie di 15 anni, parla a voce alta e risponde ogni due secondi al cellulare (a mà, mo arivo… nun rompe, aho…), come fossero uscite in blocco dall’ultimo film di Virzì. Questa mattina prendo l’automobile e ad ogni incrocio è una lotta con chi non dà la precedenza, sorpassa sulla corsia d’emergenza e riversa sull’asfalto il peggio di sé.
Insomma, a pensarci bene, ci stanno mangiando tutti in testa, Spagna inclusa. Senza paragonarci a Germania, Uk o Francia, faremmo bene a riflettere sul fatto che stiamo perdendo terreno su tutti i fronti. Anche dal punto di vista della “civiltà”. Essere stati al centro del mondo duemila anni fa non è garanzia eterna di cultura, intelligenza e capacità. Ma soprattutto non ci consente di essere arroganti, prepotenti, ignoranti e affetti dal nostro peggior difetto: il considerarci sempre più furbi dell’altro!