La notizia assurda del ragazzo che ha ucciso a Roma la sua ex addirittura bruciandola viva dentro l’auto, è l’ennesima follia dei nostri giorni, cui siamo quasi assuefatti. Tra donne uccise, violentate, vessate o umiliate, pare di non essere nel 2016 ma nel basso medioevo, nel nostro Paese come in altri, occidentali e non.
Segno che le società cambiano ma le teste di alcune persone, tante, troppe, lo fanno molto più lentamente e con retaggi difficili da cancellare. Ora, di questo argomento se ne parla tanto e poco allo stesso tempo, dunque forse se ne parla sempre sulla scia dell’emozione e se ne parla male come son ben capaci i nostri giornalisti e i nostri politici.
Perché ne scrivo? Perché oggi analizzando alcuni profili social di donne dello spettacolo, che si immortalano certamente provocanti (ma quello è il loro business, in alcuni casi), mi sono accorto come i commenti sono di due tipi:
- estasiati e sdolcinati, quasi ridicoli se pensiamo al maschio che perde ogni dignità pur di “provarci” o adulare una bella donna;
- volgari e offensivi, pieni di “ti scoperei” o “ammazza che figa”, lasciati immagino da maschi assai poco sicuri di se stessi, se debbono così tanto ostentare la propria virilità
Qui un caso:
Leggete bene i commenti. Per brevità ne metto uno, ma vi assicuro che il tenore è questo su molti profili. Siamo al discorso vecchio come il mondo: ti vesti così, te la sei cercata. No, non è così: puoi vestirti come ti pare, fare ciò che ti pare perché sei libera. L’errore è in chi vede in questo una scusa.
A questo punto mi viene in mente un bel video di un’associazione norvegese, Care, che dà il senso di ciò che ognuno di noi può e deve fare ogni giorno.