Oggi ho completato le pratiche per iscrivere mio figlio all’asilo il prossimo anno. Probabilmente, non rientrerò nella graduatorie, pur non essendo né ricco né benestante. E se pure ci dovessi rientrare, il costo della retta non sarà poi così distante da quello degli asili privati. Ripensandoci dunque, mi vengono in mente due cose.
La prima è che si è tanto parlato nelle settimane scorse di mense negate ai bambini, di rette non pagate, di sindaci leghisti e di imprenditori “buoni”, da Adro in poi. La verità è che se ci lamentiamo sempre dell’Italia come un Paese anagraficamente vecchio e in declino, forse non dovrebbero esistere, per gli asili comunali, rette e costi. Dovrebbe essere un servizio, puro welfare. Questo se uno Stato ha come priorità la famiglia (sul serio) e la natalità.
La seconda cosa è che le graduatorie, pur complesse peggio dell’algoritmo di Google Search, hanno alla base dati sbagliati. Non basta più presentare il modello Unico per definire la propria fascia di reddito: oggi serve la certificazione ISEE. In pratica l’ennesima bega burocratica, che definisce il tuo status partendo dall’Unico e dall’estratto conto bancario di fine anno. Peccato che in Italia il 70% dei modelli Unici hanno dati finti, ben inferiori ai veri redditi, e che di conti in banca un evasore ne ha di non dichiarati… Allora, la certificazione ISEE cosa certifica se non l’inadeguatezza del nostro sistema fiscale e la sua ipocrisia.
Se fossimo un Paese serio, il modello Unico sarebbe sufficiente per tutto: basterebbe a dire in che quota dobbiamo contribuire ai costi sociali e del sistema Paese, a valutare se abbiamo o meno diritto a bonus ed agevolazioni (in modo automatico, senza mille code e richieste e moduli), se parte delle nostre tasse va alla retta dell’asilo o meno, ecc. ecc.
Invece no. C’è chi gira in Ferrari ma dichiara 10.000 euro l’anno… chi per l’ISEE dichiara solo un conto bancario… chi si lamenta dell’evasione e poi affitta casa in nero… chi ti ricatta per la fattura, applicando tariffe diverse con o senza… e persone normali, che versano sino al 40-50% del proprio reddito in tasse. C’est l’Italie. Vaccaboja!