Che anche AirOne rinunciasse dopo la lenta moria dei pretendenti all’acquisto di Alitalia, era nell’aria. D’altronde sarebbe strano che un imprenditore facesse effettiva beneficenza, senza almeno riscontri fiscali… Prendere oggi la baracca così com’è, con i vincoli attuali inclusi quelli sindacali, sarebbe un rischio d’impresa che nessuna persona sana di mente si accollerebbe.
Dunque, tre strade mi sembrano oggi profilarsi:
- Alitalia non viene venduta ma viene rifinanziata dallo Stato italiano, con successiva procedura d’infrazione della Commissione Europea (per cui pagheremmo due volte), nuovo CdA e buco finanziario entro i 24 mesi successivi;
- Alitalia non viene rifinanziata, fallisce, qualcuno ne comprerà le spoglie o parte di esse a prezzi fallimentari, tutti noi ne perdiamo un pò;
- la politica tira fuori gli attributi, rivede la gara, indica dei paletti strategici (es. presenza di capitale italiano), ma poi si fa da parte e non si intromette nelle scelte né nelle trattative coi sindacati, né chiede alla nuova proprietà piani diversi da quelli che mirano esclusivamente alla profittabilità e dunque sopravvivenza del vettore aereo.
Non credo ci siano molte strade diverse, né tempo in esubero per operare scelte: ad oggi Alitalia perde in Borsa l’8%, non fa volare aerei mancando pezzi di ricambio che non può pagare, mantiene tesi i rapporti col personale che non ha certezze sul futuro, continua a perdere soldi. Fate vobis.