Ieri sera torno a casa e trovo un cartello sul portone. Sabato 3 marzo il prete passerà per la benedizione delle famiglie. Da me, né in ufficio né in casa, negli ultimi anni è mai entrato un prete. Non credo, personalmente, e mi stanno anche un pò sulle palle.
Stavolta ci sarà un motivo in più per chiudere la porta all’impiegato vaticano:
- voi non avete aperto la porta a Welby, perché io dovrei aprirla a voi?
- voi non date speranze alle coppie di fatto, non le benedite purché si amino, perché io dovrei farvi benedire la mia casa?
- io non vengo in Chiesa durante la messa a rompervi i maroni contestando le parole o le scelte del vostro rappresentante, perché voi non perdete occasione di “influenzare” i miei di rappresentanti (che poi i politici nostrani si facciano influenzare, beh, quella è un’altra bella storia…)
Dunque, domani, gambe in spalla e camminare.
3 marzo 2007 alle 14:31
D.C. bene!! 😉
5 marzo 2007 alle 19:15
hmmm, posto che la fede e la religione sono due cose differenti, la Chiesa è giusto sia fedele a se stessa. A te rimane l’opportunità di cambiare religione (scegliendone una a te più confacente) o fottentene allegramente (com’è più confacente a me). Ma chiedere a qualcuno di rinnegare sè ed il proprio credo è altrettanto criticabile.
6 marzo 2007 alle 10:14
Allora mettiamola così: la Chiesa sia fedele a se stessa, ma eviti accuratamente di intromettersi oltre il lecito nella vita politica di un Paese costituzionalmente laico ed accetti, per par condicio, le critiche di un laico a comportamenti che non trovo etici né morali.
Non posso fottermene, se ogni giorno fanno pressing (con risultati!) sull’emiciclo nostrano. Se addirittura portano in parlamento figure sinistre come la Binetti. Ci vorrebbe un altro “schiaffo” sonoro come furono i referendum per aborto e divorzio, per quietare questa nuova insopportabile ondata interventista ed oscurantista della Chiesa.