Questa sera, finalmente, incrocio dopo almeno dieci giorni (e son tanti, vista la media) il poro Bobo, ex blog cugino. Nonostante la notizia sia piacevole, l’aver passato tutto il giorno su previsionali e prime note, piani industriali a tre anni e piani di pagamento mi ha messo di pessimo umore.
Ci vuole un antidoto. Forse una poesia.
¡Si me llamaras, sí;
si me llamaras!
Lo dejaría todo,
todo lo tiraría:
los precios, los catálogos,
el azul del océano en los mapas,
los días y sus noches,
los telegramas viejos
y un amor.
Tú, que no eres mi amor,
¡si me llamaras!
Y aún espero tu voz:
telescopios abajo,
desde la estrella,
por espejos, por túneles,
por los años bisiestos
puede venir. No sé por dónde.
Desde el prodigio, siempre.
Porque si tú me llamas
«¡si me llamaras, sí, si me llamaras!»
será desde un milagro,
incógnito, sin verlo.
Nunca desde los labios que te beso,
nunca
desde la voz que dice: «No te vayas».
Pedro Salinas, La voz a ti debita (versos 102 a 126)
PS: la traduzione qui, ma vi consiglio l’intera opera in edizione Einaudi (mi sembra).
6 aprile 2004 alle 21:34
: – )))))))
bellissima.conosco poco gli spagnoli e tutta l’area latino americana.perchè appartiene a quella zona vero?
Besos.
Monica
7 aprile 2004 alle 10:41
"Pedro Salinas nasce a Madrid, il 27 novembre 1891 e vi trascorre la prima giovinezza. Dopo due anni di studi in Legge, si iscrive alla facoltà di Lettere, laureandosi e diventando docente, molto giovane, alla Sorbona di Parigi. La sua attività lo porta a Siviglia, Cambridge e ancora a Madrid. Nel ’36 parte per gli Stati Uniti per un temporaneo incarico, ma non tornerà più in patria. Massachusetts, Vermont, Baltimora California, Puerto Rico, sono alcuni dei luoghi in cui si reca per insegnare e per tenere conferenze sulla poesia e la realtà nella letteratura spagnola. Morirà a Boston, il 4 novembre 1951. Vogliamo offrire, di Pedro Salinas, alcune poesie tratte da "La voce a te dovuta". Belle, intense, appassionate. Innamorate. In esse ritroviamo tutte le dolcezze e tutti i tormenti dell’amore: l’attesa delusa, la paura di esserci sbagliati, la gratitudine per essere stati scelti, il dolore dell’abbandono. Chi ama lo sa, anche quando non vorrebbe saperlo. Lasciamo quindi aperte le porte della notte, come dice il poeta, quelle conosciute e quelle sconosciute, liberiamo i sentimenti, senza pudori e senza paure e aspettiamo che arrivino, come folata o brezza, le parole che da sempre avremmo voluto dire e che sempre avremmo voluto ascoltare"…
http://www.encanta.it/pedro_solinas.html
7 aprile 2004 alle 13:00
: – )))
mOnica